23 Novembre 2017

Carabinieri accusati di violenza sessuale, 12 ore di audizione per le studentesse americane


Dodici ore e mezzo la durata-record dell’incidente probatorio all’aula bunker di Firenze sul caso della denuncia di due carabinieri, uno dei quali residente a Prato, per violenza sessuale contro due studentesse americane il 7 settembre scorso nel capoluogo toscano. I militari intervennero per disordini in una discoteca di Firenze e riaccompagnarono a casa sull’auto di servizio le due studentesse, per poi compiere rapporti sessuali non consenzienti – questa l’accusa – sul pianerottolo e nell’ascensore del palazzo.

Ieri le due ragazze, che dopo i fatti erano tornate negli Stati Uniti, sono state sentite dal Gip Mario Profeta in lunghe deposizioni, durate rispettivamente circa 7 ore la prima e cinque ore e mezzo la seconda, fino alle 22,30 di ieri. Le ragazze hanno confermato i propri racconti, nonostante le numerose domande che i difensori dei due militari avevano chiesto di fare al giudice nella forma della modalità protetta con cui sono state sentite. Lo hanno evidenziato gli avvocati delle due studentesse, Gabriele Zanobini e Francesca D’Alessandro, parlando con i giornalisti all’uscita dall’aula bunker. I due legali hanno riferito che ci sono stati “momenti drammatici e di sofferenza” durante le due deposizioni.
Una ragazza, la ventunenne, “è scoppiata in lacrime – ha riferito il suo avvocato Francesca D’Alessandro – quando le è stato chiesto di ricordare il momento dello stupro. Ne ha parlato con molta sofferenza, è stato un pianto liberatorio, il superamento di uno scoglio, ora può affrontare meglio il suo percorso di riabilitazione”.

“E’ andata benissimo, non traete conclusioni dalla durata di questo incredibile incidente probatorio. Le accuse si sono rafforzate con le testimonianze delle due ragazze e questo nonostante il numero incredibile di domande posto dai difensori” dei due carabinieri. Lo ha detto l’avvocato dell’americana diciannovenne Gabriele Zanobini dopo l’incidente probatorio aggiungendo che “la maggior parte delle domande proposte dai difensori era irrilevante, senza nessuna capacità di spostare l’ipotesi accusatoria iniziale, che, invece, si è rafforzata”. “Per le ragazze è stata una giornata sfiancante che non mi sarei mai aspettato di verificare – ha continuato Zanobini -. La mia assistita è mezzo svenuta, l’altra ha pianto”.

L’avvocato Francesca D’Alessandro, che assiste invece l’americana di 21 anni, la prima ragazza ad essere stata sentita, ha aggiunto che “le testimonianze confermano tutto, senza alcuna contraddizione, anche rispetto a domande ripetitive e ininfluenti”, “l’incidente probatorio non ha inficiato le testimonianze iniziali”. Il legale ha ribadito che “le due studentesse si erano affidate ai carabinieri per tornare a casa, e ancora si chiedono per quale motivo non si sarebbero dovute affidare a uomini in divisa”.

I due carabinieri accusati di violenza sessuale a due studentesse americane a Firenze “non hanno da chiedere scusa. Non devono chiedere nessuna scusa alle ragazze, semmai siamo noi quelli amareggiati”. Lo ha detto l’avvocato Giorgio Carta, il difensore di uno dei due carabinieri indagati, dopo l’incidente probatorio. Il legale lo ha detto ribadendo la linea della difesa, per cui i rapporti sessuali furono consenzienti. “Eventualmente sono stati fessi – ha aggiunto – a metterle nella macchina di servizio per accompagnarle a casa. L’avvocato Carta si è detto “sicuro dell’innocenza del mio assistito”, che è stato tutto il giorno presente nell’aula bunker durante gli intererrogatori delle ragazze che lo accusano. “Il mio assistito – ha ancora detto il suo difensore – ha fatto pochi commenti ma di chi non ritiene vere le affermazioni delle due americane”. “Ora lui è sconvolto, faremo il possibile per accertare la verità”. Il difensore ha anche detto di avere apprezzato il modo in cui “il giudice Profeta ha gestito gli interrogatori” anche se “un terzo delle 260 domande che ho proposto non sono state fatte”, “comunque siamo soddisfatti, questa è solo una fase del processo”.

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