24 Novembre 2017

Colletti bianchi, riconosciuta l’associazione a delinquere per i soci cinesi. Nicolosi: “Sentenza che fa cadere l’alibi della neutralità del professionista”


E’ stato condannato a 5 anni di reclusione Zhong Rongchang, socio dello studio del commercialista Alberto Robbi, finito al centro dell’inchiesta “Colletti bianchi”. 4 anni e 2 mesi la pena inflitta alla compagna di Zhong, Zhao Shanshan. Per entrambi, assistiti dall’avvocato Tiziano Veltri, il gup Fantechi ha riconosciuto l’associazione a delinquere e una serie di reati di falso finalizzati a far ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno a cittadini cinesi. Il processo con rito abbreviato si è concluso oggi a distanza di un anno dalle misure cautelari. Dodici i patteggiamenti, con pene comprese tra sei mesi e un anno e sei mesi, principalmente per dipendenti, italiani e cinesi, degli studi Robbi e Rosini.
Per i due principali imputati, il pubblico ministero Lorenzo Gestri aveva chiesto rispettivamente 6 anni e 4 anni e 2 mesi; sono cadute solo alcune singole fattispecie, ma l’impianto dell’accusa è stato riconosciuto dal giudice. Significativo che per i soci di uno studio professionale sia stata riconosciuta l’associazione a delinquere: il volume di affari, le modalità con cui venivano confezionate le pratiche da presentare all’ufficio immigrazione e i molteplici episodi di falso documentati, hanno evidentemente convinto il giudice di un apporto professionale decisivo e “sistemico” per la commissione dei reati.
“L’inchiesta ha messo a fuoco una parte del sistema Prato. Questa è una sentenza importante perchè fa cadere il dogma della neutralità del professionista e toglie l’alibi del distacco tra chi commette illeciti e chi si offre per farli commettere” – commenta il procuratore capo Giuseppe Nicolosi, che si dice soddisfatto anche per la rapidità con cui è stato istruito il processo.

Altro aspetto rivendicato dalla Procura è il riconoscimento dell’articolo 58 bis del testo unico sull’Immigrazione, un reato che si configura – questa la tesi dell’accusa – semplicemente falsificando un documento (ad esempio una busta paga), prima ancora che da questo falso derivi l’assegnazione del permesso di soggiorno da parte della Questura.
Secondo quanto messo in luce dall’inchiesta Alberto Robbi, commercialista di Verona, aveva aperto con Zhong lo studio di via Colombo a Prato riuscendo ad attrarre 858 ditte cinesi grazie al passaparola e al servizio “tutto compreso”, pubblicizzato come il sistema “più sicuro..credibile e professionale” per ottenere un permesso di soggiorno con documenti falsi, con una cifra compresa tra i 1200 e i 1500 euro. Per una finta busta paga bastavano 30 euro, 150 per l’apertura della partita Iva e ancora 50 euro per l’assunzione fittizia di un dipendente. Tutti documenti fondamentali per ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno, che grazie al vasto giro di affari, erano in grado di alimentare ingenti guadagni illeciti.

Per il commercialista Robbi è in corso il processo con rito immediato; mentre è ancora da definire l’iter processuale per il consulente del lavoro Filippo Rosini, con studi a Prato e Pistoia, il quale negli ultimi nove anni, lo studio ha tenuto la contabilità per ben 2.087 imprese cinesi, un quinto di tutte le ditte individuali orientali censite in quel periodo.

Subscribe
Notificami
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments