10 Gennaio 2018

Imprenditore vittima di un furto di identità, due condanne. “Hanno fatto debiti a mio nome e mi hanno rovinato”


Quasi undici anni dopo i fatti, un caso di sostituzione di persona che ha dell’incredibile è approdato oggi in Tribunale, dove due cittadini italiani sono stati condannati a un anno e due mesi di reclusione. Prima che il giudice emettesse la sentenza, la vittima – sentito come testimone – si è sfogato per i danni che la vicenda gli ha procurato. “Usando il mio nome hanno acceso finanziamenti, acquistato due televisori e azionato tessere autostradali: in tutto fanno 12 mila euro. Nel frattempo le banche non mi fanno più prestiti e rischio di non riuscire a mandare avanti la ditta” afferma Mario Galliano (nella foto), che peraltro non si è costituito parte civile nel processo: “Nessuno mi ha detto di prendere un avvocato e non so come funziona la giustizia; so solo che stamani ho perso un sacco di tempo in attesa dell’udienza e devo lavorare per mantenere due figli”.
Ma cosa è successo al povero Galliano? Uno dei due imputati, nel 2007 si presentò alla stazione dei carabinieri di Iolo spacciandosi per lui e facendo denuncia di smarrimento dei documenti. Poi, portando con sè la denuncia e grazie alla complicità di un falso testimone, si è presentato all’ufficio anagrafe del Comune di Prato ed è riuscito a farsi fare una nuova carta di identità con il nome e i dati anagrafici di Galliano, ma con impressa la propria fotografia. Così l’impostore è riuscito ad ottenere anche una nuova tessera del codice fiscale dall’Agenzia delle Entrate, per poi chiedere ed ottenere finanziamenti per vari acquisti. Il vero Mario Galliano ha scoperto il furto d’identità quando ha ricevuto la lettera di benvenuto dalla Banca che, ignara di tutto, aveva concesso il finanziamento al truffatore. Da lì sono partite le denunce e le indagini dei carabinieri di Iolo, fino alla condanna di oggi.
L’avvocato Ivan Esposito, che assiste uno dei due imputati (l’altro è difeso dall’avvocato Andrea Parlanti) annuncia ricorso in appello: “Siamo convinti dell’innocenza e ricorreremo anche per chiedere l’intervenuta prescrizione”.

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