Morì precipitando dal tetto di un capannone in via Castagnoli, ma dodici anni dopo ancora il processo di primo grado non si è concluso. L’ennesimo caso di giustizia lumaca è andata in scena oggi al Tribunale di Prato. Quattro gli imputati per la morte di Donato Saltarello che il 24 maggio 2006 fu vittima di un incidente sul lavoro mentre effettuava dei lavori di ristrutturazione. L’operaio edile, che aveva 46 anni, calpestò inavvertitamente una tettoia in vetroresina che si spezzò, provocando la caduta dell’uomo. A processo – assistiti, tra gli altri, dagli avvocati Antonio Bertei e Stefano Belli – sono il datore di lavoro, il committente, il direttore del cantiere, il responsabile della ditta appaltatrice e il coordinatore della sicurezza. Nel frattempo un quinto imputato è deceduto; stamani è stato sentito come testimone il tecnico della sicurezza sui luoghi di lavoro della Asl che fece il sopralluogo dopo l’incidente mortale.
Una deposizione, che dopo quasi 12 anni dai fatti, inevitabilmente ha dovuto fare i conti con alcuni vuoti di memoria. L’avvocato Belli ha mostrato alcuni fax risalenti ad una settimana prima dell’infortunio mortale, in cui il suo assistito, il coordinatore della sicurezza, ha intimato alle aziende la sospensione dei lavori perchè non era stato rispettato il piano della sicurezza, in particolare per quanto riguarda il montaggio dei ponteggi. Fu proprio la mancanza di una parte dei ponteggi, secondo l’accusa, ad avere un ruolo nella caduta mortale, oltre al calpestio di una struttura con onduline in vetroresina che aveva funzione di copertura e non di passaggio.
Nella prossima udienza, fissata a novembre, sarà sentito un collega della vittima, testimone oculare dell’incidente, e potrebbe arrivare la sentenza. Ben dodici anni e mezzo dopo la tragedia, dunque, i fratelli della vittima, assistiti dall’avvocato Cristiano Toraldo, potranno avere una tardiva risposta dalla giustizia.
