25 Gennaio 2018

Scontro mortale tra ciclisti nel sottopasso di via Ciulli sotto sequestro, richiesta l’archiviazione per Frasconi e Mascelli


Il pubblico ministero Lorenzo Gestri ha chiesto l’archiviazione per l’ex dirigente del Comune di Prato Lorenzo Frasconi e il funzionario di Asm servizi Marco Mascelli, indagati per cooperazione in omicidio colposo per la morte di Giuseppe Petrucci, l’ottantenne deceduto nello scontro con un altro ciclista avvenuto il 24 agosto 2014 nel sottopasso di via Ciulli, quando il tunnel – come del resto tuttora – era sotto sequestro preventivo. Nell’udienza preliminare di oggi, la famiglia della vittima, tramite l’avvocato Paolo Rosati, ha presentato opposizione alla richiesta di archiviazione. La decisione del gip Fantechi arriverà nelle prossime settimane.
L’incidente in cui ha perso la vita Petrucci avvenne quasi 4 anni dopo la morte delle tre donne cinesi annegate nel tunnel. Dopo quella tragedia il sottopasso fu sequestrato, ma molti pedoni e ciclisti, sfruttando dei varchi praticati nelle transenne, continuarono ad usare il passaggio ed a percorrerne il marciapiede. Petrucci si scontrò con un altro ciclista, che si allontanò e non fu mai identificato. La vittima morì dopo una decina di giorni in ospedale a causa delle ferite riportate nella caduta.
La Procura contestò a Frasconi e a Mascelli la mancata vigilanza e la mancata installazione di cartelli con il divieto di accesso al sottopasso.
Nel richiedere l’archiviazione, il pm Gestri ha sottolineato la colpa dei due indagati, individuati come responsabili della conservazione del bene, ma ha escluso la sussistenza del nesso di causalità con la morte dell’anziano ciclista. Lo scopo del sequestro, sulla cui efficacia i due indagati dovevano garantire, era peraltro quello di prevenire nuovi allagamenti, e non quello di evitare incidenti stradali. Nella vicenda ha poi giocato un ruolo determinante il comportamento del ciclista-pirata, il cui intervento ha portato a superare la soglia di cautela imposta dall’autorità giudiziaria con il sequestro.
L’avvocato Olivia Nati, che assiste Lorenzo Frasconi, ha sostenuto che nessun debito di diligenza sia attribuibile al proprio assistito, considerando la natura pubblicistica del bene oggetto di custodia. Anche l’avvocato Alessandro Gattai ha escluso responsabilità di Mascelli sull’accaduto.
Per la morte delle tre donne cinesi annegate nel sottopasso, nel dicembre 2016 sono arrivate le sentenze di primo grado: Lorenzo Frasconi è stato condannato a 2 anni, assieme al direttore dei lavori per la costruzione del sottopasso Stefano Caldini, che ha subito un anno e 8 mesi di pena. Contro la sentenza è stato presentato ricorso in Appello: ancora da fissare l’udienza, ma pare scongiurata l’ipotesi della prescrizione, visto l’allungamento dei tempi previsto dal codice in casi come questo in cui è contestata un’aggravante ad effetto speciale.

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