27 Febbraio 2018

Rischio idraulico, una nuova cassa di espansione a Case Betti ma i tempi sono incerti


Tempi incerti e probabilmente molto lunghi per la cassa di espansione a Case Betti. Oggi il Genio civile della Regione ha presentato in commissione consiliare 4 (presieduta da Massimo Carlesi) il progetto di fattibilità tecnica ed economica dell’intervento dal costo di 14 milioni di euro, interamente a carico della Regione. Nel piano dei tecnici, la cassa di espansione sarà “duale”: una parte ridurrà il rischio sul torrente Ombrone, un altro modulo, invece, devierà le acque del torrente Ficarello, con possibilità di realizzare l’opera in due tempi diversi. Una volta ottenuti i finanziamenti, la progettazione definitiva (con successiva gara per l’affidamento dei lavori) occuperà un anno. Il problema è ottenere i finanziamenti, visto che di quei 14 milioni la Regione per ora non ne ha messo sul tavolo neanche uno.

Un intervento molto atteso, quello della cassa di espansione a Case Betti, che, come quella appena inaugurata a Ponte a Tigliano, potrebbe risolvere i problemi legati alle esondazioni di un torrente problematico come l’Ombrone. Oggi la presentazione del progetto, il prossimo step sarà l’esproprio dei terreni, attualmente di privati.

Sul fronte della manutenzione, il Genio civile ha fatto il punto della situazione 2017 sui circa 1000 km di fossi e torrenti che compongono il fitto reticolo idrico dell’area: per la ripulitura, la risagomatura e il taglio degli arbusti su argini e alvei il Genio ha realizzato interventi per circa 1,5 milioni di euro. A breve sarà completato anche il tratto del Bisenzio dal Ponte Datini verso Gonfienti.

Nella riunione della Commissione è stato affrontata anche la questione del livello della falda acquifera: in base ai rilievi effettuati dai geologi del Genio Civile, il livello della sorgente sotterranea si è abbassato in media di 10 metri rispetto agli anni precedenti. Ad esempio al Parco dell’ex Ippodromo si attesta su 48,11 m slm, ovvero 20 metri sotto la superficie. Il motivo è dovuto alle minori piogge e all’aumento del prelievo da parte di Publiacqua per gli usi domestici, passato dal 38% al 50%. All’uso potabile, circa 10 milioni di mc, si aggiunge il prelievo per uso produttivo e industriale, circa 4,6 milioni di mc, comunque dimezzato in 11 anni a partire dal 2006. Il livello comunque è tornato sotto controllo, come hanno evidenziato i tecnici, soprattutto in riferimento al 2012, quando la falda toccò il picco più alto.

LS

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