La figlia voleva studiare e uscire con le amiche, ma il padre la obbligava a lavorare – pomeriggio e sera – nella confezione di famiglia. Quando la sedicenne provava a ribellarsi, l’uomo, un cittadino cinese di 40 anni, la picchiava usando schiaffi, pizzicotti e spintoni per costringerla a lavorare nel laboratorio vicino casa, a San Paolo. Il padre paDrone è finito in carcere a seguito di un’indagine, coordinata dal sostituto procuratore Laura Canovai e portata avanti dalla squadra di polizia giudiziaria della polizia municipale.
L’uomo, destinatario di ordinanza di misura cautelare, dovrà rispondere di maltrattamenti nei confronti della figlia minore. Ad accorgersi che qualcosa non andava sono stati gli insegnanti della scuola superiore frequentata dalla ragazza, nata e cresciuta a Prato e benvoluta dai compagni di classe. Negli ultimi tempi si erano moltiplicate le assenze e anche il rendimento scolastico risentiva dei faticosi turni di lavoro a cui era chiamata. La ragazza, nel corso di un’audizione protetta, ha trovato la forza di raccontare le dinamiche familiari di cui era vittima da tempo.
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la giovane era costretta a lavorare alle macchine da cucire fin da quando frequentava le scuole medie. Un destino simile a quello del fratello maggiore, il quale, raggiunta la maggiore età, è andato a vivere da solo e si è affrancato dalle costrizioni familiari. Il quarantenne cinese finito in manette è stato denunciato in passato per partecipazione al gioco d’azzardo e per guida in stato di ebrezza.
Ad aggravare la sua posizione, c’è il fatto di aver trascurato i problemi di salute della figlia, che ha bisogno di essere seguita e monitorata.
Ancora da chiarire il comportamento della madre della ragazza, anch’essa operaia nella confezione di famiglia. La donna avrebbe avuto un ruolo di sottomissione e sopportazione nei confronti del marito, che dettava i tempi di una vita incentrata quasi esclusivamente sul lavoro e sulla produzione.
