29 Maggio 2018

Stop a inceneritore Case Passerini, Confindustria attacca Rossi: “Riuso e riciclo non bastano: spettro forti aumenti in bolletta per famiglie e imprese”


Duro attacco di Confindustria Toscana Nord al presidente della Regione Rossi, il quale nei giorni scorsi aveva accolto con soddisfazione la pronuncia del Consiglio di Stato che ha definitivamente bocciato il nuovo inceneritore di Case Passerini a Sesto Fiorentino. “Sono state create le condizioni perché il Consiglio di Stato desse ragione al Tar e ne bloccasse la realizzazione” affermano gli industriali di Prato, Pistoia e Lucca. “Lo stop – prosegue la nota – nasce da ragioni non di merito, come è stato chiarito, ma di metodo: nulla osta alla realizzazione del termovalorizzatore purché prima si dia seguito agli impegni sulle opere compensative, che consistono in un parco di 50 ettari. Parco che finora non è stato istituito”.
“Il sospetto manifestato da alcuni – rimarca Confindustria Toscana Nord – è che si sia trattato di un voluto “incidente” per cancellare il termovalorizzatore e favorire la realizzazione del nuovo aeroporto. Come Confindustria Toscana Nord ribadiamo che l’alternativa “o il termovalorizzatore o l’aeroporto” rappresenta un mercanteggiamento che il territorio non si merita; vanno realizzate le infrastrutture che occorrono, senza ricorrere a tattiche o espedienti”.
Secondo gli industriali è inoltre incomprensibile la “tanta soddisfazione nel presidente Rossi, con un problema rifiuti che monta di giorno in giorno e lo spettro di incrementi forti di costi di smaltimento per imprese e famiglie. Una verità, questa – scrivono gli industriali – che andrebbe detta con chiarezza ai cittadini. Ammesso poi che si trovino fuori regione impianti con capienza sufficiente a far fronte anche ai rifiuti della Toscana, oltre che di altre aree d’Italia altrettanto imprevidenti. Intanto nella nostra regione si assiste alla chiusura di termovalorizzatori già esistenti (per Ospedaletto, nel pisano, è stata decisa in questi giorni) e a discariche che chiedono di ampliarsi mentre l’Unione Europea impone di chiuderle”.
Confindustria Toscana Nord è scettica anche sulla fattibilità della soluzione prospettata da Rossi nel nuovo Piano dei rifiuti, che dovrà essere presentato nelle prossime settimane. “La Regione Toscana intende incentrare la gestione degli scarti civili e industriali sul riuso e sul riciclo, portando la raccolta differenziata (che peraltro non significa sempre riciclabile e recuperabile) a oltre il 70%: obiettivo condivisibile anche se occorrerebbero politiche di incentivazione per il consumo dei prodotti riciclati, che faticano ad affermarsi sui mercati” scrivono gli industriali, che aggiungono: “Con obiettivi così ambiziosi occorre fare i conti col fattore tempo da un lato, con la forte rimanenza di residui non riciclabili dall’altro. Occorrono almeno due o tre decenni perché arrivino risultati significativi da politiche ambientali forti, decise e attrezzate anche a sanzionare e reprimere gli abusi: le esperienze realizzate nel mondo, da quella notissima di San Francisco ad altre, non lasciano spazio a dubbi. Inoltre rimarrebbe sempre il problema di come smaltire il restante 30% e i rifiuti industriali, che non sono poca cosa. Un esempio: considerando l’area Firenze-Prato-Pistoia, se anche tutte raggiungessero la quota di differenziata più elevata, che è quella di Prato con il 70%, rimarrebbero almeno 250.000 tonnellate di rifiuti solidi urbani da smaltire ogni anno, alle quali sono da sommare 50.000 tonnellate di rifiuti tessili e ulteriori volumi di altri settori. Una mole imponente”.
Infine Confindustria Toscana Nord rivolge due domande al presidente Rossi: “Come intende gestire i rifiuti del tessile, della carta, del manifatturiero in genere, da domani a quando il suo piano porterà risultati? Quali soluzioni propone per il 30% di rifiuti solidi urbani che rimarrebbero comunque da smaltire, più i rifiuti delle imprese?”.

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