28 Agosto 2018

Protesti in diminuzione in Toscana, ma non a Prato


Nel 2017 i protesti elevati in Toscana sono stati 27.069 per un importo totale di 37.330.710 euro (importo medio 1.379,09 euro). Come accade ormai da qualche anno – spiega la Camera di commercio Maremma e Tirreno che ha realizzato l’indagine attraverso il suo centro studi – risultano in netta diminuzione tendenziale sia il numero, sia il valore. La flessione del numero degli effetti protestati è fenomeno comune a tutte e dieci le province toscane; anche l’importo totale diminuisce ovunque, ad eccezione di Arezzo (+10,1%) e Prato (+25,3%). In provincia di Firenze si contano 6.525 protesti (-13,7%) per un importo totale di 9.667.439 euro (-9,3%); l’importo medio è di 1.481,60 euro. Sempre nel 2017 in provincia di Grosseto sono stati levati circa 1.900 protesti per un importo totale di oltre 2,2 mln di euro; valori in forte decrescita rispetto all’anno precedente, rispettivamente -13,5% e -24,6%. L’importo medio per protesto ha sfiorato i 1.200 euro, cifra inferiore di oltre il 10% alla media toscana (1.379 euro). Il numero di protesti levato in Maremma rappresenta il 7% del totale regionale; parimenti contenuta è anche l’incidenza dell’importo, che contribuisce appena con il 6% al risultato regionale. In provincia di Livorno si rileva una diminuzione meno repentina (-7,6%) che altrove per quanto concerne il numero degli effetti, che totalizza la cifra di 2.917; diversamente, si registra una più marcata decrescita per l’importo totale (quasi 2,2 milioni di euro, -17,9%). Il valore medio di un protesto elevato nel Livornese è stato di circa 750 euro, il valore più basso tra tutte le province toscane. Infatti, pur essendo stati elevati a Livorno circa l’11% dei protesti regionali, l’importo degli stessi contribuisce solo al 5,8% del totale toscano. I protesti (cambiale, assegno e tratta) sono strumenti che hanno progressivamente perso la valenza che avevano in passato, in quanto sostituiti da nuovi e più agevoli “metodi” di pagamento e credito quali, ad esempio, pagamenti online, credito al consumo e cessione del quinto. Ciononostante, viene spiegato, l’insieme dei protesti in un territorio continua a rappresentare un indice del livello di solvibilità del territorio stesso, di fatto un vero e proprio “indicatore di crisi”.

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