22 Settembre 2018

I segreti dei signori Datini alla Festa dei commercialisti: Francesco e Margherita coppia di innovatori


Una coppia di innovatori straordinari. Lui fondatore di una delle più potenti holding internazionali del Medioevo e lei grintosa amministratrice dei beni di famiglia. Un amore segnato dalla mancanza di figli, uniti dagli affari e da un profonda sintonia non priva di scontri anche aspri.

La festa dell’Ordine dei commercialisti, che si è celebrata ieri, venerdì 21 settembre nel giorno del patrono San Matteo, è stata l’occasione per raccontare con dovizia di particolari la sorprendente esistenza di Francesco di Marco Datini e di sua moglie Margherita Bandini. L’hanno fatto con la passione e la competenza che viene da un lungo lavoro di studio Giampiero Nigro, docente universitario e direttore scientifico dell’Istituto Internazionale di studi economici intitolato a Datini, e Angela Orlandi, docente di storia economica all’Università Firenze. “Per noi anche questa è stata l’occasione per metterci in dialogo con la città, per confermare il nostro ruolo di servizio e animazione della comunità locale”, afferma Filippo Ravone, presidente dell’Ordine. La Festa di San Matteo si è aperta nella mattinata in Duomo con la messa celebrata dal vescovo Agostinelli che ha ricordato che anche i commercialisti hanno “una vocazione e un impegno etico a cui rispondere”.

 

 

Caparbiamente impara a leggere e a scrivere (eccezionale il suo carteggio di 250 lettere), con determinazione e grande autonomia regge le sorti delle attività economiche di famiglia tra Prato e Firenze, è abilissima nella relazioni sociali. Questi i tratti salienti della personalità di Margherita così come l’ha raccontata Angela Orlandi. “Non solo moglie ma anche il socio più importante di Datini, aveva le chiavi del cuore e del palazzo. Tanta era la fiducia del marito che diventa anche la sua esecutrice testamentaria”, ha sottolineato la studiosa.

“E’ una storia che ha segnato fortemente l’identità di questa città”. Secondo Giampiero Nigro la parabola imprenditoriale di Prato non si spiegherebbe senza il contributo di abilità e conoscenze, e quindi di cultura imprenditoriale, lasciato in eredità dal mercante di Prato. Al nome di Dio e del guadagno, era il motto di un’impresa dove il denaro era un mezzo e non certo un fine. Per Datini il denaro deve contribuire alla vita sociale. Il professor Nigro, con una originale ricerca, ha ricostruito che l’ingente patrimonio del mercante – che alla sua morte sarà interamente destinato alla beneficienza – era investito per il 65% in attività imprenditoriali, per il 25% in titoli pubblici. Solo il 9,5% negli immobili.

Messa da una parte la leggenda metropolitana che gli attribuisce l’invenzione della cambiale il professor Nigro ha ricordato come invece Datini sia stato un vero anticipatore nell’introduzione e nell’utilizzo della carta di cambio e dell’assegno ( il cui uso verrà ripreso due secoli dopo).

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