26 Ottobre 2018

Lavoro a nero, lo sfogo di un’imprenditrice: “Costretta a licenziare due dipendenti per la concorrenza sleale” VIDEO


Costretta a licenziare due dipendenti a causa della concorrenza sleale delle attività illegali. E’ la storia di un’imprenditrice di Quarrata, titolare di una stireria industriale, che, all’indomani della notizia della doppia sospensione (e tripla riapertura) della stireria di Oste, ha scritto al sindaco di Montemurlo Mauro Lorenzini lanciando un grido di aiuto.

Ascolta l’intervento dell’imprenditrice Enza Romolo durante la diretta di Parliamoci chiaro:

Enza Romolo si è fatta portavoce di una piccola e media impresa sana e rispettosa delle regole, ieri sera a Parliamoci chiaro, settimanale di attualità di Tv Prato in onda ogni giovedì sera. Una testimonianza di fronte alla quale il sindaco Lorenzini ha annunciato di voler scrivere a tutti i parlamentari pratesi, al governo, al prefetto e al presidente della Regione Rossi per chiedere una soluzione per Prato. Il consigliere comunale di Fratelli d’Italia Emanuele Berselli, ospite in studio, ha dichiarato di essere disposto a farsi portavoce di questa istanza presso i parlamentari La Pietra e Donzelli. Un’altra richiesta avanzata dal primo cittadino di Montemurlo riguarda la possibilità di concedere ai sindaci strumenti più efficaci per chiudere le partite iva inesistenti: sono il 15% nel solo comune della provincia e sono il segno di un’estrema disinvoltura nel cambiamento di titolari a capo delle aziende: “Basta una pec per aprire una partita iva – spiega Mauro Lorenzini -, mentre è difficilissimo per noi chiuderla, se scopriamo che non esiste. Pensate che funziona ancora col sistema dei messi comunali”. Lorenzini, insieme al sindaco Biffoni e a Claudio Bettazzi di CNA ha annunciato di salire sul “pulmino” messo in moto dalla Filctem Cgil e diretto a Roma per chiedere un “modello sperimentale” su Prato per il contrasto del lavoro nero nel tessuto produttivo tessile. Filctem Cgil che, per voce del suo segretario Massimiliano Brezzo, torna a ribadire che per strozzare l’illegalità è necessaria un’applicazione sistematica della Legge Biagi sulla responsabilità in solido dei committenti nei confronti dei terzisti, tirando in causa direttamente l’Inps che quella legge dovrebbe applicare. Proprio l’Inps Toscana e l’Ispettorato interregionale del Lavoro, nell’email con cui declinano l’invito di Tv Prato a partecipare alla diretta di Parliamoci chiaro, fanno sapere che “nel corso del triennio 2015/2017 le ispezioni di vigilanza, nella sola provincia di Prato, hanno prodotto relativamente al’imponibile previdenziale, un accertato complessivo di 24.914.854,00 euro, di cui 3.037.941,00 euro per responsabilità solidale in particolare riguardo a cooperative, aziende tessili e confezioni“. Un dato che Brezzo commenta così: “Questa risposta mette tutto insieme e non dice quanto la Legge sulla responsabilità in solido venga applicata per confezioni e aziende tessili, visto che noi sappiamo che per lo più viene applicata per le cooperative. Per cui si ha, relativamente all’imponibile ‘accertato’, che poi è diverso da quello effettivamente ‘versato’ dalle persone cui quei contributi sono stati contestati, 1/8 di risorse provenienti dalla responsabilità solidale dei committenti”.

Dall’attivazione dell’ultimo protocollo a maggio, molti lavoratori stranieri sfruttati si rivolgono ai mediatori culturali dell’assessorato all’Immigrazione: 30 in tutto sono stati coloro che hanno chiesto aiuto al comune invece che alle forze dell’ordine. Per quanto riguarda le possibili soluzioni per stroncare il sistema di sfruttamento, secondo il vicesindaco Simone Faggi sarebbe opportuno arrivare alla revoca del permesso di soggiorno per i titolari di azienda stranieri che sfruttano i lavoratori: “Se un datore di lavoro viene punito con il 603-bis, e quindi una condanna grave, la conseguenza deve essere la revoca del permesso di soggiorno: lo consentono gli articoli di legge della 276/98”. Il problema è arrivarci, alla condanna prevista dall’articolo 603-bis del codice penale.

Lucrezia Sandri

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