Santa Teresa torna a risplendere. Restaurata la pala d’altare in San Francesco opera del pratese Catani Chiti FOTO


È durato otto mesi di lavoro il restauro della pala d’altare dedicata a Santa Teresa d’Avila nella chiesa di San Francesco a Prato. Si completa così il recupero dei due grandi quadri dipinti dal pittore pratese Giuseppe Catani Chiti commissionati nel 1904 dai padri Carmelitani in occasione della ristrutturazione della chiesa, avvenuta l’anno successivo.

La presentazione. Questo mattina, venerdì 7 dicembre, durante la presentazione ufficiale aperta al pubblico, è stato il vescovo Franco Agostinelli, assieme al sindaco Matteo Biffoni e al presidente degli Amici dei Musei Giorgio Arter a togliere il velo all’opera per mostrare il risultato dell’intervento compiuto dalla restauratrice Barbara Bersellini. Alla cerimonia erano presenti il parroco monsignor Carlo Stancari e la soprintendente Lia Brunori. Se questo importante lavoro di restauro è stato compiuto lo si deve proprio agli Amici dei Musei, che non solo hanno contribuito economicamente donando 8 mila euro, ma hanno seguito passo passo lo svolgimento dell’intervento. In rappresentanza dell’ordine dei Carmelitano Scalzi, che hanno retto la chiesa di San Francesco dal 1818 al 2000, ha partecipato padre Nazareno della comunità di Arcetri a Firenze.

 

 

L’opera. La pala, che raffigura Santa Teresa in Adorazione sotto lo sguardo dolce di un angelo, si trova entrando a sinistra sopra il primo altare laterale e aveva bisogno di un intervento conservativo che riuscisse a valorizzare la bellezza del dipinto, soprattutto dei colori ormai sbiaditi dal tempo. L’ottimo lavoro compiuto da Bersellini, sotto la supervisione della Soprintendenza, non solo restituisce alla città un’opera di valore ma dà la possibilità di mettere in luce le evidenti qualità pittoriche di Giuseppe Catani Chiti, autore oggi non molto conosciuto al grande pubblico, ma che è stato tra i più noti e apprezzati artisti della sua epoca.

 

 

Hanno detto. «Siamo grati ai finanziatori per la loro generosità – ha affermato il vescovo Franco Agostinelli –, è importante valorizzare il nostro patrimonio artistico, il decoro di una chiesa non è un fatto secondario. Guardare le opere, ammirarne la bellezza, serve anche come accrescimento spirituale». Anche il sindaco Matteo Biffoni ha sottolineato come «la bellezza aiuti a vivere meglio» e che «tutti noi siamo chiamati a prendersi cura del patrimonio cittadino, ci aiuta ad essere comunità e a condividere la nostra storia». Il presidente degli Amici dei Musei Giorgio Arter ha ribadito come «l’entusiasmo e l’amore per Prato» siano stati il motore che da quarant’anni animano la sua associazione. Questo intervento è il ventesimo portato avanti dagli Amici dei Musei, ai quali si deve anche il completo rifacimento della cappella della Madonna dei Papalini nel monastero di San Vincenzo e gli interventi in San Niccolò e nelle chiese dello Spirito Santo e Santa Maria del Soccorso.

 

 

Chi era Giuseppe Catani Chiti. Nato a Prato nel 1866, fu allievo di Cesare Guasti e del pittore Alessandro Franchi all’Accademia di Belle Arti di Siena. Inserito nella corrente dei Preraffaelliti, ha dipinto esclusivamente soggetti sacri secondo stilemi neogotici. A Prato si conservano alcuni suoi bozzetti nel museo di Palazzo Pretorio e poi si deve a lui il progetto di restauro degli affreschi esterni di Palazzo Datini. Sue opere sono conservate nel battistero di Siena, a Torino e nella chiesa del Sacro Cuore a Roma sul lungotevere Prati. La sua lunga carriera si conclude con la morte a Firenze nel 1945. Secondo la soprintendente Lia Brunori si tratta di un autore da riscoprire, «a lui va riconosciuta senz’altro importanza e genialità». Gli Amici dei Musei hanno annunciato di voler organizzare in futuro delle iniziative in città per ricordare la vita e le opere dell’artista.

 

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