15 Febbraio 2019

Oleum Nostrum, vince la società agricola “Marchese Pancrazi”


E’ l’azienda agricola Marchesi Pancrazi di Montemurlo la vincitrice dell’edizione 2018 di Oleum Nostrum, il concorso per il miglior olio extravergine di oliva del territorio promosso dalla Camera di Commercio di Prato e da tutti i Comuni del territorio. Il vincitore è stato scelto tra i quattro finalisti: Ditta Vangi Elena, Fattoria delle Ginestre società agricola, Siro Petracchi, Società Agricola Marchesi Pancrazi; che sono stati selezionati da una commissione di valutazione tra i 17 oli partecipanti al concorso. In generale la qualità degli oli che hanno partecipato al concorso si è rivelata essere di ottimo livello.

“Quest’anno c’è stata più produzione e la qualità è stata accettabile rispetto ad altri comparti nazionali dove produzione non ce n’è stata.” – commenta Claudio Lombardi, membro di Giunta della Camera di Commercio di Prato. “Fino alla fine di ottobre gli oli hanno avuto delle caratteristiche medie. – commenta Dott. Giuseppe Stefanacci, capo panel commissione d’assaggio – Chi ha aspettato novembre ha ottenuto un prodotto più interessante con caratteristiche del tipico olio toscano, note erbacee e di carciofo, accompagnate da note amaro e piccante meglio distribuite e in equilibrio all’interno della struttura complessiva dell’olio”.

“I Comuni insieme alla Camera di Commercio di Prato hanno fortemente voluto riproporre la manifestazione Oleum Nostrum – commenta Giuseppe Forastiero, assessore alla promozione del territorio del Comune di Montemurlo – per promuovere l’olio del nostro territorio che è un’eccellenza. Bisogna che il nostro prodotto sia valorizzato non solo a Prato, ma anche fuori Prato”. L’iniziativa è stata anche una vetrina per un’altra eccellenza pratese, il GranPrato.

“Il GranPrato, una filiera del grano completamente tracciata, tutto fatto da aziende pratesi- commenta Marco Bardazzi – è una risorsa del territorio nata per cercare di restituire la giusta remunerazione a tutti gli anelli della filiera a partire dal grano. La sensibilità del consumatore è sempre più alta verso le produzioni a Km zero, dai 60 quintali di farina del primo anno siamo arrivati, in sette anni, a più di mille quintali. Le potenzialità sarebbero almeno dieci volte superiori”

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