Lo stemma del nuovo vescovo Nerbini: al centro l’Agnello, simbolo di Cristo, e omaggio a Prato «città laniera»
Mons. Giovanni Nerbini ha il suo stemma episcopale. «In te Domine Speravi» è il motto scelto dal vescovo eletto di Prato come tratto distintivo del suo nuovo cammino a servizio della Chiesa. Tradotto dal latino significa: «In te Signore mi sono rifugiato», ed è l’incipit del salmo 31, ripreso anche come ultima espressione dell’inno Te Deum («In te, Domine, speravi: non confundar in aeternum»).
Lo stemma, pubblicato questa mattina sul sito web della diocesi di Prato con tanto di esegesi, è stato realizzato e blasonato, come si dice in questi casi, dal grafico araldista Giuseppe Quattrociocchi, in collaborazione con il professor Fabio Falusi, e dal sacerdote fiorentino don Simone Pifizzi.
È uso infatti che ogni vescovo scelga uno stemma al momento della sua ordinazione episcopale utilizzando i simboli della tradizione araldica ecclesiastica. I riferimenti possono riguardare particolari devozioni, esperienze culturali o le origini geografiche. Il vescovo uscente Franco Agostinelli ad esempio nel suo inserì il cavallino rampante di Arezzo, simbolo della città che gli ha dato i natali e dove è stato ordinato sacerdote.
Nello stemma di mons. Nerbini, nato a Figline Valdarno e proveniente dalla diocesi di Fiesole, in primo piano è raffigurato l’Agnello Pasquale. L’animale simboleggia l’innocenza e richiama due santi che fanno riferimento al nome del vescovo: Giovanni Battista e Giovanni evangelista. «È simbolo di innocenza – spiega don Pifizzi, autore dell’esegesi dello stemma – e rappresenta l’Agnello dell’Apocalisse che apre i sigilli del libro, indica Gesù che rivela la volontà del Padre e quello che il Padre ha rivelato al Figlio e il Figlio lo ha fatto conoscere agli apostoli». Il libro richiama anche la passata professione di mons. Nerbini, l’insegnamento, che ha segnato in maniera significativa la sua esistenza. Inoltre l’Agnello indica l’arte della lana ed è un chiaro riferimento alla vocazione tessile di Prato, conosciuta come città laniera. Il colore rosso dello sfondo è lo smalto – che per eccellenza – in araldica indica la virtù della carità.
Nella cappa sinistra (di chi osserva) è rappresentato un giglio, il più nobile dei fiori araldici e simbolo mariano per eccellenza. Il colore azzurro indica il cielo ed è un riferimento a «Maria Immacolata», titolo dell’ultima parrocchia dove mons. Nerbini ha svolto il suo ministero, sia alla città di Prato, da secoli città mariana.
Nella cappa destra c’è una palma, simbolo della vittoria e della pace ma anche del martirio, come quello di San Romolo, patrono di Fiesole, e di Santo Stefano, patrono di Prato. Il fondo argento delle due cappe richiama la luce e le virtù della purezza, innocenza, umiltà, giustizia e temperanza.
Mons. Giovanni Nerbini
Mons. Giovanni Nerbini sarà consacrato vescovo domenica 30 giugno nella cattedrale di Fiesole alle ore 17. L’ingresso nella diocesi di Prato è in programma il pomeriggio di sabato 7 settembre, vigilia della Natività di Maria, la festa più cara ai pratesi.
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