15 Luglio 2019

Scoperti 25 furbetti delle case popolari: mantenevano gli alloggi nonostante fossero proprietari di altre case


Avevano mantenuto la casa popolare che era stata assegnata loro anni addietro dal Comune di Prato, nonostante nel frattempo fossero diventati proprietari di altri appartamenti, idonei ad ospitare il proprio nucleo familiare. I venticinque furbetti delle case popolari sono stati scoperti dai controlli incrociati di polizia municipale e guardia di finanza, che su mandato delle Procura hanno effettuato stamani perquisizioni all’interno degli immobili. Ai 25 indagati, tutti italiani, vengono contestati il falso ideologico e l’indebita percezione di erogazioni pubbliche. Gli assegnatari di case popolari erano riusciti a mantenere gli alloggi presentando ogni due anni autocertificazioni nelle quali risultavano privi di abitazioni di proprietà, laddove invece per lasciti ereditari o compravendite, la loro situazione era cambiata.
Le verifiche sulle banche dati da parte delle fiamme gialle hanno consentito di accertare il reale possesso di beni immobili: sette dei 25 indagati risultano proprietari di più di un’abitazione; uno di loro ne aveva intestate addirittura quattro, mentre un altro era comproprietario di una villa al mare ad Augusta, in provincia di Siracusa.
Le perquisizioni di oggi, effettuate sia nelle case popolari, sia presso le abitazioni di proprietà degli indagati serviranno a definire meglio il quadro delle singole posizioni e a capire eventuali altre situazioni irregolari, come il “subaffitto” degli alloggi popolari o l’affitto a nero degli immobili di proprietà. L’inchiesta della Procura è scattata due anni fa, dopo l’operazione “Falsi poveri” che portò alla revoca di alloggi popolari alle famiglie Ahmetovic e Halilovic, ai cui componenti la finanza sequestrò beni per un valore di 2,4 milioni di euro. Dopo quella scoperta, la Finanza, in collaborazione con la polizia municipale, ha passato al vaglio 3800 posizioni, prendendo in esame le dichiarazioni dei redditi, le comunicazioni rese in sede di rinnovo delle concessioni e i dati del Catasto. Fra i 25 indagati, c’è anche chi nelle autocertificazioni aveva indicato di essere diventato proprietario di un’abitazione ed era riuscito a mantenere la casa popolare; una possibilità che, in base alla legge regionale, è concessa purchè l’appartamento di proprietà abbia caratteristiche inidonee ad ospitare il nucleo familiare (ad esempio un numero di vani insufficiente). Secondo gli accertamenti della Finanza non era questo il caso.

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