Restano sotto sequestro ma possono essere nuovamente usati i cassonetti per il recupero degli indumenti. Lo scorso maggio – su disposizione della procura – erano stati sequestrati un centinaio di cassonetti a seguito di un’inchiesta che ha coinvolto due titolari della Euro Recuperi, l’azienda della provincia di Viterbo che gestisce il ciclo del recupero degli abiti usati, considerati rifiuti speciali. Il reato ipotizzato è gestione illecita degli indumenti che – dopo essere stati raccolti – vengono selezionati e igienizzati per poter essere rivenduti nei mercati dell’usato. Secondo la Procura la Euro Recuperi, per abbattere i costi, non avrebbe seguito le corrette procedure di trattamento prima di rimettere sul mercato i capi. Da qui il sequestro dei cassonetti, che aveva creato non pochi disagi perché i cittadini avevano gettato comunque gli indumenti fuori dai contenitori, creando vere e proprie montagne di stracci. Adesso il provvedimento temporaneo di riapertura al conferimento. La gestione dei cassonetti è totalmente a carico della Euro Recuperi. Contrariamente a quanto pensano molti, infatti, i vestiti conferiti nei cassonetti non sono destinati alla Caritas per darli ai poveri. Gli 8mila quintali di abiti raccolti annualmente da Euro Recuperi su Prato vengono portati a Viterbo, dove la società ha sede, qui vengono scremati, suddivisi secondo vari criteri e poi venduti ad aziende autorizzate in Italia e anche all’estero. Euro Recuperi gestisce questo servizio da cinque anni, dopo aver vinto il bando promosso all’epoca da Asm. La convenzione è scaduta ed è stata prorogata in attesa di lanciare una nuova gara d’appalto da parte di Alia. Secondo gli accordi la Euro Recuperi per la gestione del servizio versa un contributo alla Caritas: 45mila euro all’anno, soldi utili per portare avanti le attività a favore degli ultimi. Denaro che peraltro dallo scorso dicembre la Caritas non ha più ricevuto, benché sui cassonetti compaia ancora il suo logo.
