1 Ottobre 2019

Alla Dogaia mancano 50 poliziotti penitenziari: interrogazione parlamentare per chiedere l’intervento del Governo


Un’interrogazione parlamentare sul carcere di Prato che chiedere al governo l’incremento del personale di polizia penitenziaria, gravemente sottodimensionato rispetto alla pianta organica. A presentarla è il deputato Roberto Giachetti, in seguito alla segnalazione del consigliere comunale del Partito Democratico Lorenzo Tinagli.

L’interrogazione riguarda nello specifico le condizioni lavorative degli agenti della Polizia Penitenziaria e la lettera partita da Prato è stata firmata anche da Sandro Malucchi, esponente della Funzione Pubblica CGIL Prato e da Giulio Riccio, delegato CGIL della Polizia Penitenziaria. “In seguito alla visita dello scorso Ferragosto insieme ai Radicali Prato, ci siamo subito attivati per far sì che a livello nazionale venisse affrontata la situazione che coinvolge gli agenti della Dogaia – spiega il consigliere comunale Lorenzo Tinagli – in una lettera firmata anche dalla CGIL abbiamo riportato le richieste del corpo di polizia che spaziano dalla necessità di poter contare su più personale a quella di introdurre in carcere ancora più figure specializzate, come psicologi e mediatori culturali, in grado di facilitare il lavoro degli agenti”.

Rispetto alla pianta organica prevista di 310 guardie carcerarie, a Prato sono in servizio 261 addetti di polizia penitenziaria. “Alla Dogaia – specifica Giulio Riccio della FP CGIL – mancano 3 commissari, 29 ispettori e 47 sovrintendenti, mancano pertanto le figure strategiche, poiché “ponti” e “mediatori” di istanze della base in rapporto con il vertice. Inoltre il rapporto agente/detenuto è pari a 2,3 a Prato a fronte del rapporto medio nazionale che è di 1,8 e si lamenta la carenza delle figure professionali degli educatori che alla Dogaia hanno in carico mediamente 124 detenuti a fronte dei 77 degli altri istituti italiani. In ultimo appare drammatica la condizione sanitaria per cui il numero di ore del personale medico assegnato all’Istituto pratese è pari a 12 ogni 100 detenuti a fronte delle 62 per stessa numerosità di pazienti delle altre carceri italiane. In queste condizioni diventa difficile garantire la pubblica sicurezza e la corretta gestione delle persone sottoposte a provvedimenti di restrizione o limitazione della libertà personale”.

La situazione si è aggravata negli ultimi anni a seguito dell’ingresso di detenuti con patologie psichiatriche dovuto alla chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari. La popolazione carceraria straniera alla Dogaia è pari al 55% del totale a fronte del 33,5% medio del resto d’Italia. “Tali circostanze – si legge nell’interrogazione parlamentare – hanno determinato un senso di malesere tra i detenuti che sono ricorsi a forme di protesta eclatanti quali circa 70 scioperi della fame e della sete nel solo anno 2017”.

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