5 Novembre 2019

Condanna per sfruttamento, Rossi: “Successo del Progetto lavoro sicuro”. Cgil: “Più tutele per chi denuncia”


All’indomani della condanna per sfruttamento lavorativo a carico dei due imprenditori cinesi Miao Kedan e Zhu Honglan, il deputato pratese di “Cambiamo” Giorgio Silli fa un “plauso di riconoscenza al lavoro investigativo della procura di Prato”. “La sentenza di primo grado emessa ieri in tribunale a Prato è la prima in Italia che stabilisce che quel reato è stato commesso – sottolinea Silli -. Mi auguro che possa aprire una breccia nelle coscienze di chi delinque: nel nostro distretto industriale non è più tollerabile la presenza di aziende che mettono in atto una concorrenza sleale, per giunta sulla pelle dei lavoratori”.
“Questo risultato è per noi particolarmente importante – sottolinea, invece, il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi – perché l’intera indagine nasce dall’attività degli ispettori del progetto regionale ‘Prato Lavoro Sicuro’, varato all’indomani del rogo di Teresa Moda”. Rossi definisce “un successo” le attività di controllo messe in campo dalla Regione, attività che, specifica, “hanno avuto come risultato la regolarizzazione di 8 aziende su 10, oltre ad una drastica riduzione delle situazioni di irregolarità, a partire dalle gravissime carenze legate alla promiscuità tra ambienti di vita e di lavoro. “Il progetto ha funzionato da modello, entro la fine della legislatura è necessario approvare una legge per consolidarlo e renderlo strutturale”, conclude il presidente della Regione.
“Le leggi ci sono e devono essere applicate”, torna a dire la Cgil in merito alla vicenda. La Camera del lavoro pratese ribadisce che “Il fatto che su 21 lavoratori sfruttati soltanto uno abbia collaborato dimostra che gli strumenti di tutela [messi in campo dallo Stato] non sono assolutamente sufficienti, e che bisogna lavorare per dare a chi denuncia continuità lavorativa e garanzie per il futuro”. La Cgil torna a denunciare che “il fatto che sul territorio pratese, da anni, migliaia di imprese, molte delle quali a conduzione cinese ma non solo, operino al di fuori di regole e normative, è un fenomeno che sta dentro un vero e proprio sistema di illegalità e di sfruttamento lavorativo che tiene dentro interessi locali anche di italiani, per l’affitto dei capannoni industriali, per la fornitura di servizi legali, di contabilità e fiscali e di collegamenti nei processi produttivi con le aziende italiane”.

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