15 Novembre 2019

«Salviamo lo stucco robbiano di San Francesco», l’appello di Tomaso Montanari e Andrea De Marchi


«Un unicum tecnico, sperimentale». Così lo studioso Andrea De Marchi aveva definito nel 2013 lo splendido stucco raffigurante San Francesco nell’atto di ricevere le stimmate che si trova nell’«occhio» della facciata della chiesa di Prato dedicata al Santo di Assisi. In quella occasione De Marchi, tra i curatori della mostra «Officina pratese», allestita a Palazzo Pretorio, aveva attribuito l’opera ad Andrea Della Robbia e lanciato un appello «perché venisse salvata dal degrado galoppante». Infatti in pochi sanno che in quel tondo posto in alto, nel timpano della chiesa di San Francesco, contiene una raffigurazione del poverello di Assisi. Il tempo ha rovinato quel piccolo cammeo rendendolo poco visibile.

Quell’appello, rilanciato in tempi recenti anche sul profilo Instagram di De Marchi, è stato ripreso questa mattina da Tomaso Montanari sul Venerdì di Repubblica all’interno della sua rubrica «Ora d’Arte». Dopo la descrizione dell’opera il noto critico e docente d’arte rinnova la speranza che si svegli «qualche coscienza, perché qualcuno si decida a trovare qualche soldo per il restauro».

 

 

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Le foto che testimoniano il bisogno di un urgente intervento di restauro dello stucco robbiano sono di Francesco Marchese, che da tempo si occupa della gestione di San Francesco, il cui complesso monumentale è interessato dal 2014 da un importante progetto di ristrutturazione. Questa importante attività è testimoniata in modo molto efficace attraverso i canali social di San Francesco.

L’Ufficio diocesano per i beni culturali ha allo studio una ristrutturazione delle coperture della chiesa, primo passo per la piena conservazione dell’edificio e in quella occasione è probabile anche un intervento sul tondo. Ma come hanno sottolineato De Marchi e Montanari il rischio è che questa opera delicata diventi «solo un ricordo». Per questo motivo servirebbe «uno sponsor sensibile e intelligente si faccia carico dell’urgente restauro» e aggiungono: «I capolavori misconosciuti non si scoprono solo alle aste di provincia francesi, stanno pure dietro casa!».

 

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ANTONIO
ANTONIO
4 anni fa

PERCHE’ NON APRIRE UNA SOTTOSCRIZIONE. E MAGARI COINVOLGENTO ANCHE LE GRANDI CATENE DI DISTRIBUZIONE?