25 Novembre 2019

Sicurezza, via libera della Prefettura ai controlli di vicinato: ecco come funzioneranno


No alle ronde, sì ai gruppi di controllo del vicinato organizzati secondo regole ben precise. La Prefettura di Prato e i Comuni di Prato, Montemurlo, Poggio a Caiano e Carmignano hanno siglato oggi il protocollo, che disciplinerà il funzionamento dei gruppi di controllo di vicinato, i quali già da un paio di anni in alcuni quartieri della città di Prato, ma anche nei comuni medicei, chiedono di poter dare un contributo alla sicurezza cittadina. Il protocollo – firmato dopo un lungo iter autorizzativo che ha chiamato in causa vari uffici del Ministero dell’Interno – fissa criteri stringenti ai quali si dovranno attenere questi gruppi: ci sarà un coordinatore, che sarà scelto dalla polizia municipale dopo una valutazione sulla “credibilità della persona” individuata dai cittadini (si controllerà se sono presenti precedenti penali, o se si tratta di un soggetto a rischio, ha spiegato il prefetto Rosalba Scialla). Il coordinatore parteciperà a degli incontri di formazione con le forze dell’ordine e sarà poi il referente a cui è demandato il compito di raccogliere le segnalazioni dei cittadini del quartiere e di girarle alla polizia municipale, che effettuerà una sorta di filtro degli esposti, interpellando gli uffici competenti o le forze dell’ordine nei casi ritenuti necessari. Le segnalazioni potranno riguardare situazioni di degrado urbano, atti vandalici, veicoli e persone sospette, indebiti utilizzi di spazi pubblici.
“L’azione di controllo – è scritto nel protocollo – dovrà consistere nello svolgimento di una attività di mera osservazione riguardo a fatti e circostanze che accadono nella propria zona di residenza (ad esempio, passaggi e/o visite ritenute sospette di autovetture o di persone, ovvero allarmi, rumori, ecc.). I cittadini facenti parte dei gruppi si limiteranno a riferire tempestivamente ai coordinatori dei gruppi le informazioni acquisite, (…) astenendosi in ogni caso dall’assumere comportamenti incauti o imprudenti, che potrebbero determinare situazioni di pericolo per sé o per altri, fermo restando che, in presenza di consumazione di reato o per aver notato persone sospette in procinto di commetterlo, i coordinatori del gruppo o l’osservatore stesso possono comunque informare le centrali operative di Polizia di Stato o Arma dei Carabinieri attraverso i numeri di pronto intervento”.
E’ espressamente proibito, per i cittadini che faranno parte di controlli di vicinato, sconfinare in “eventuali, possibili forme di pattugliamento attivo, individuale o collettivo, del territorio”. Vietato anche “utilizzare uniformi, emblemi, simboli e altri segni distintivi o denominazioni, che possano ricondurre direttamente o indirettamente ai Corpi di polizia statali e locali, ovvero Forze Armate, o che possano contenere riferimenti a partiti, movimenti politici o sindacali, nonché sponsorizzazioni private”.
“L’obiettivo – spiega il prefetto Scialla – non è di creare sentinelle o di istituzionalizzare controlli aggiuntivi a quelli di competenza delle Forze dell’Ordine, ma solo di realizzare un Osservatorio sociale che intercetti segnali di comportamenti e situazioni a rischio per la comunità locale”.
“Pur prendendo atto dei risultati raggiunti in questo territorio con riferimento ad una significativa e progressiva diminuzione dei reati comuni negli ultimi tre anni (-10% l’andamento nel 2019, dopo il -12% del totale dei reati registrato nel 2018 e nel 2017) – scrive la Prefettura – resta di fondamentale importanza la valorizzazione della collaborazione tra Istituzioni e cittadini allo scopo di innalzare gli standard di sicurezza della comunità in ambito urbano, all’interno della quale anche i cittadini possono svolgere un ruolo attivo”.
Il Protocollo ha durata di tre anni e ogni semestre si procederà ad una verifica congiunta dello stato di attuazione e dei risultati raggiunti. I gruppi di vicinato potranno chiedere di essere riconosciuti al Comune di appartenenza.

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