Museo di Scienze Planetarie ancora a caccia di meteoriti: si cercano i frammenti del bolide caduto il primo dell’anno nei dintorni di Carpi FOTO
Sono partiti per Carpi alla prima segnalazione gli esperti del Museo di Scienze Planetarie, il geologo e direttore della Fondazione Parsec di cui fa parte il Museo Marco Morelli, e quelli dell’Università di Firenze e del Museo del cielo di San Giovanni in Persiceto. Un ciclista infatti sabato pomeriggio ha trovato sull’argine del fiume Setta la prima testimonianza della caduta della meteora, segnalata il primo dell’anno dalla rete Prisma, un frammento di circa 50 grammi.
Missione in Cile
“La notizia era stata diffusa dall’Istituto Nazionale di Astrofisica. Si tratta di un bolide che ha attraversato la nostra atmosfera sul cielo dell’Emilia Romagna esplodendo una prima volta a circa 50 km dal suolo e una seconda volta a 30 Km, poi i frammenti hanno proseguito la caduta e sono arrivati al suolo – spiega Morelli – Stiamo cercando nella zona indicata dalla traiettoria, fra Carpi, Mirandola e Correggio, in spazi come campi arati e piazzali della zona industriale, sperando di trovare altri frammenti significativi”.
Intanto è partito anche lo studio dei campioni raccolti nel corso della missione in Cile dello scorso ottobre. Un tesoro racchiuso in quattro pesanti casse, 100 kg frutto della spedizione che ha visto l’Istituto Nazionale di Astrofisica, le Università di Firenze e Camerino e il Museo di scienze Planetarie impegnati in un percorso di ricerca nel deserto di Atacama e sugli altipiani delle Ande.
L’astrofisico Mario di Martino dell’Osservatorio Astronomico ISAF di Torino, ideatore della missione, il direttore di IAPS Fabrizio Capaccioni, anche lui fisico, i geologhi Gabriele Giuli dell’Università di Camerino e Giovanni Pratesi dell’Università di Firenze, entrambi esperti di mineralogia e il geologo Marco Morelli, direttore della Fondazione Parsec specializzato nelle indagini sul campo, hanno compiuto la prima ricognizione del materiale proprio al Museo pratese. Adesso il meteorite recuperato a Los Ventos, i Pica Glass, vetri da impatto dall’origine misteriosa, i campioni raccolti attorno al cratere di Montouraqui e le Atacamiti, ancora vetro di origine incerta, saranno studiati a Firenze, a Camerino e anche in laboratori altamente specializzati attraverso
analisi lunghe e complesse. A Prato saranno realizzate quelle al microscopio ottico, visto che il Museo possiede uno strumenti di elevata qualità. La missione in Cile è stata realizzata con la collaborazione delle Università cilene di Atacama e Copiacò. Alla spedizione partecipava anche l’astronomo italiano Mauro Barbieri, che lavora all’Università cilena.