Consiglio straordinario sull’illegalità, Prato prima città in Toscana per aziende confiscate e prima provincia in Italia per segnalazioni di riciclaggio FOTO e VIDEO
Il sistema di illegalità e di criminalità organizzata si configurano nella nostra città secondo un vero e proprio “sistema Prato” con caratteristiche proprie rispetto a quelle delle altre città toscane. Il professore Salvatore Sberna, docente di Politica comparata delle mafie alla Scuola Normale di Pisa, è partito da questo assunto nella trattazione del suo “Rapporto sui fenomeni di criminalità organizzata e corruzione in Toscana” (realizzato dalla Scuola Normale e dalla Regione, 2017). La cornice era quella della seduta del consiglio comunale straordinario sull’illegalità nel lavoro, a cui hanno partecipato anche il procuratore di Prato Giuseppe Nicolosi, l’assessore regionale Vittorio Bugli, il coordinatore del Piano lavoro Sicuro Renzo Berti, oltre a rappresentanti di categorie economiche, sindacati, professionisti, Inps, Inail e Direzione territoriale del lavoro. “C’è una cifra oscura nell’illegalità pratese – ha affermato Sberna -, data dal fatto che le mafie, così come nel resto della Toscana, preferiscono il mercato allo sviluppo di forme di controllo territoriale e dei quartieri. E, in particolare a Prato, la criminalità organizzata ha esternalizzato a gruppi autoctoni i suoi servizi: a differenza di altre regioni del Centro e Nord Italia, in poche occasioni si è assistito a tentativi di ‘trapianto’ di gruppi mafiosi dalle terre di origine – per esempio le quattro mafie storiche nazionali – in Toscana”. La nostra città, secondo il report di Sberna, è terreno fertile per fenomeni di criminalità quasi prettamente economica, che fa leva sulla ricattabilità e sulla marginalizzazione dei lavoratori clandestini, e per fenomeni di riciclaggio di denaro sporco, per le cui segnalazioni Prato risulta essere al primo posto a livello nazionale. Le forme di criminalità di matrice straniera hanno una forte componente di compartecipazione di professionisti, operatori autoctoni che mettono il loro know-how al servizio della criminalità organizzata: “Bisogna approfondire il ruolo svolto da figure professionali come avvocati, commercialisti, architetti, ragionieri, che ampliano gli ambiti di proiezione dei clan promuovendone il livello di sofisticazione – ha detto il professor Sberna -, così come ci sono casi di interazione tra la criminalità e la Prato amministrativa”. Gli ambiti di proiezione dei clan risultano essere quelli illeciti (stupefacenti e prostituzione) e quelli riconducibili ad un’economia, di facciata legale, che richiede servizi criminali di risoluzione delle dispute tra datore di lavoro e operaio irregolare e di ritorno crediti (prestiti di denaro), “anche se il riciclaggio di denaro risulta essere ancora l’ambito di maggiore operatività per la criminalità organizzata a Prato”, aggiunge Sberna. Come detto la nostra città ha un primato per segnalazioni di riciclaggio, registrando dati dieci volte superiori alla media delle altre province italiane; Prato risulta anche la prima città in Toscana per numero di aziende confiscate e il secondo capoluogo di provincia per beni confiscati. Il procuratore di Prato Giuseppe Nicolosi nel suo intervento ha fatto un appello al senso civico dei pratesi: “Ci sono persone all’esterno delle aziende che vengono in contatto con le realtà sfruttate: chi sa, parli”.
A protestare, prima fuori dal comune e poi direttamente nell’aula del consiglio, alcuni operai e sindacalisti del Si Cobas, che hanno chiesto al sindaco Biffoni di prendere una posizione contro le sanzioni comminate ai lavoratori scioperanti della tintoria Superlativa.
“Le sanzioni sono state comminate per aver violato norme della Questura: anche il diritto di sciopero è regolamentato – ha risposto il sindaco Matteo Biffoni -. Io non capisco perché i sindacati confederali quando convocano uno sciopero rispettano le regole, e invece c’è chi fa come gli pare. Dispiace anche a me, ma funziona così, ci sono delle regole”. La seduta del consiglio comunale si è chiusa con gli interventi dei gruppi consiliari. “Meno tagli di nastri e più lavoro sul territorio”, ha chiesto Daniele Spada, della Lista Spada; “Tra le nostre proposte ci sono quella di aumentare il numero degli ispettori del lavoro e di dedicare le 26 case e le 6 aziende confiscate alla mafia sul territorio provinciale alle famiglie dei lavoratori che denunciano lo sfruttamento lavorativo”, ha detto Marco Biagioni del Pd; il consigliere della Lega Claudiu Stanasel chiede “più impegno da parte dei consiglieri italiani di origine cinese, stanno sprecando un’occasione”. “I fatti parlano più delle parole – gli risponde il consigliere della LIsta Biffoni Sindaco Marco Wong -, siamo impegnati nel Piano Lavoro Sicuro come aziende cinesi presenti ai tavoli delle associazioni di categoria”.
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