19 Febbraio 2020

Ospedale di Prato all’avanguardia per la lotta all’ictus: il S. Stefano punta sul lavoro in rete di specialisti


Nella lotta all’ictus, una malattia che può cambiare la vita in pochi minuti, l’ospedale Santo Stefano di Prato è in prima linea con un modello integrato di assistenza che punta sul lavoro in rete di specialisti, infermieri, fisioterapisti e operatori. Il sistema di assistenza deve essere integrato con percorsi diagnostico terapeutici che prevedono l’intervento da parte del sistema di emergenza-urgenza, l’eventuale trattamento con trombolisi sistemica, il ricovero ospedaliero con valutazioni specialistiche e la gestione delle possibili complicanze, il processo riabilitativo e l’affidamento alle strutture territoriali e socio assistenziali. L’impegno e la competenza del personale del pronto soccorso, della radiologia, della neurologia e della riabilitazione è determinante per rendere funzionale ed efficiente l’intero percorso di assistenza.
L’ictus rappresenta la seconda causa di morte nel mondo e la terza causa di morte nei paesi industrializzati. Rappresenta, inoltre, la prima causa di disabilità nell’anziano. Al Santo Stefano, l’organizzazione dei processi nella lotta all’ictus è sostenuta dal direttore dell’ospedale, dottoressa Daniela Matarrese, dal referente per le attività, dottoressa Elettra Pellegrino, e da tutto il team della direzione sanitaria. Il ricovero nell’area dedicata Stroke Unit, coordinata dalla dottoressa Alba Caruso, permette al paziente con una patologia cerebrovascolare in atto di effettuare al momento del ricovero tutti gli accertamenti e gli interventi terapeutici per garantire il massimo recupero funzionale. La trombolisi sistemica, intrapresa precocemente in pronto soccorso, è un efficace trattamento che, in casi selezionati, permette di dissolvere un embolo che occlude il vaso cerebrale, purché somministrato entro quattro ore e 30 minuti dall’insorgenza dell’ictus. Oltre al personale medico specialistico, nella Stroke Unit è operativo un team infermieristico, diretto dalla dottoressa Daniela Ammazzini in collaborazione con la referente dottoressa Luisella Litta, coordinato da Tiziano Bartolini e gestito con l’infermiere di percorso Valentina Melani. Grazie alla collaborazione con i chirurghi vascolari degli ospedali Santo Stefano e S. Giovanni di Dio, nei letti di neurologia vengono ricoverati anche pazienti sottoposti a intervento chirurgico carotideo, quando l’ictus è stato causato da una placca della carotide. “Questa esperienza – spiega Giancarlo Landini direttore del Dipartimento specialistiche mediche – è la conferma che unendo ed integrando le competenze, in questo caso quelle del dipartimento medico e di quello chirurgico è possibile migliorare la qualità delle cure nel contesto ospedaliero”. “La stretta sinergia – aggiunge Stefano Michelagnoli, direttore del Dipartimento delle specialistiche chirurgiche – consente di offrire ai cittadini pratesi una qualità assistenziale di elevato livello allineata ai più alti standard europei”. Per contrastare l’ictus, il Santo Stefano è anche organizzato e collegato in rete con altri sette ospedali dell’Azienda Sanitaria attraverso lo Stroke Sistem, coordinato dal dottor Pasquale Palumbo direttore della Neurologia di Prato e dell’area malattie cerebrovascolari e degenerative.

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