3 Marzo 2020

Caso Coronavirus, sarà dimessa domani la paziente fiorentina venuta appositamente all’ospedale di Prato per il tampone VIDEO


Non ha più la febbre e sarà dimessa domani mattina la donna che da Firenze, dove si è trasferita da Prato ormai quattro anni fa, è venuta ieri appositamente all’ospedale Santo Stefano per farsi visitare, rilevando una sintomatologia riconducibile al Covid19. La donna è risultata positiva al primo tampone, analizzato a Careggi; si attende ancora la convalida da parte dell’Istituto superiore di Sanità.

La ricostruzione

La 43enne ha cominciato ad accusare i primi sintomi il 23 febbraio, pochi giorni dopo essere tornata da Bergamo, dove aveva compiuto frequenti trasferte per motivi di lavoro. Ieri sera ha deciso di farsi accompagnare dalla madre, anch’ella residente nel centro di Firenze, al Nuovo ospedale Santo Stefano, preferito rispetto ai presidi fiorentini poiché ne “conservava buona memoria” dai tempi della sua residenza a Prato. Qui, secondo la ricostruzione offerta dal direttore del dipartimento di Igiene e prevenzione Renzo Berti, non essendo a ieri ancora attiva la tenda per il pre-triage, la donna è stata indirizzata prima da un vigilante e poi dal personale sanitario in un percorso dedicato all’interno del presidio ospedaliero, indossando una mascherina chirurgica. Non è, quindi, mai entrata in contatto con la sala d’attesa del pronto soccorso. E’ stata sottoposta al test diagnostico, che ha dato esito positivo, ed è stata ricoverata in isolamento nel reparto di malattie infettive. E’ stata sottoposta a radiografia toracica, che ha evidenziato uno scarso coinvolgimento dell’apparato polmonare. Questo, unitamente alla scomparsa della febbre, ha fatto optare per le dimissioni, che avverranno, come detto, domattina. La 43enne dovrà osservare un periodo di quarantena pari a 14 giorni presso il proprio domicilio fiorentino.

Il quadro epidemiologico

La donna, dal momento in cui ha accusato i primi sintomi, ha avuto contatti stretti soltanto con la propria madre, che si trova in isolamento in sorveglianza attiva presso la propria casa (a Firenze) ed è stata sottoposta a test diagnostico, di cui si attende l’esito tra stasera e domattina. La donna, 70enne, al momento ha la febbre. Un quadro epidemiologico particolarmente semplice da ricostruire, quindi, quello della 43enne. “Sorgono rischi di contagio da Covid19 quando si è avuto un contatto stretto, ovvero ad una distanza minore di 2 metri, e prolungato, ovvero per un tempo superiore ai 15 minuti, con un paziente sintomatico positivo. Il paziente deve avere i sintomi per contagiare”, ha ricordato Berti.

Un percorso con molti errori

Il percorso seguito dalla donna per arrivare alla diagnosi di Covid19 è quello che, in potenza, mette maggiormente a rischio la popolazione: la 43enne si è infatti recata al pronto soccorso. Sul suo profilo Facebook, da cui sta facendo una sorta di diretta della propria esperienza, ha riportato di aver chiamato il numero messo a disposizione dalla Regione. Il tampone non le sarebbe stato somministrato poiché non proveniente né dalla Cina né da Codogno. Per questo avrebbe deciso di recarsi al Santo Stefano. “Confermiamo la versione della paziente – ha detto Berti -, sono due i criteri, infatti, per effettuare il tampone: il primo è la provenienza da una zona messa in quarantena o da un Paese a forte diffusione del virus, l’altro la presenza della sintomatologia. La donna presentava i sintomi, ma non proveniva da una cosiddetta zona rossa. Anche quello che le abbiamo fatto in ospedale, indipendentemente dal fatto che sia risultato positivo, lo definirei un tampone ‘generoso’”. La donna, di fronte al diniego degli operatori sanitari contattati telefonicamente, avrebbe dovuto rivolgersi al proprio medico di famiglia e, in assenza di un aggravio del quadro clinico, mettersi in isolamento nel proprio domicilio.

La tenda pre-triage

E intanto stamattina è entrata in funzione la tenda per il pre-triage di sospetti casi di Coronavirus all’esterno del Pronto soccorso di Prato. La tenda, però, è attiva fino a mezzanotte: dopo questo orario, a fare una sorta di pre-filtraggio di eventuali utenti ci sono “volontari e vigilanti”. La Lega di Prato osserva che “le guardie giurate non sono operatori sanitari ma addetti alla sicurezza, che adesso vengono ingiustificatamente sobbarcati di compiti delicati”. Come si evince dall’intervista di cui sotto, Renzo Berti afferma che l’azienda si è accordata col corpo dei vigilanti affinché questi offrano un supporto nell’orientamento degli utenti. Berti smentisce anche che il vigilante che ieri ha accolto la donna risultata positiva al coronavirus sia adesso in regime di isolamento, così come affermato dalla Lega in un comunicato inviato alle redazioni. “Se si è messo in quarantena, non è stata una decisione presa di concerto con l’azienda sanitaria. Il suo, oltretutto, non è stato un contatto prolungato”, conclude Berti.

Ascolta l’intervista a Renzo Berti:

 

LS

Subscribe
Notificami
guest
0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments