6 Marzo 2020

Creaf, il giudice respinge la richiesta del legale di Biffoni: il processo va avanti


Si è aperto con un acceso confronto tra il pubblico ministero Lorenzo Boscagli e l’avvocato Giuseppe Nicolosi, legale di Matteo Biffoni, il processo sul fallimento del Creaf, che vede imputati per cooperazione colposa in bancarotta semplice, oltre a Biffoni, il suo predecessore in qualità di presidente della Provincia Lamberto Gestri, oltre agli ex amministratori della società partecipata Luca Rinfreschi e Laura Calciolari, e i passati consiglieri di amministrazione e revisori dei conti del Creaf Veronica Melani, Gianmario Bacca, Giovanni Picchi e Marco Bini.
Nell’udienza di stamani, l’avvocato Nicolosi ha chiesto al giudice Romano l’eccezione di nullità del decreto che dispone il giudizio di Biffoni, per indeterminatezza nel capo di imputazione. Ad avviso del legale, nel documento, non sarebbe stata rispettata l’“enunciazione del fatto in forma chiara e precisa”, come previsto dal codice, rispetto alla “sommaria enunciazione del fatto” che è sufficiente nel recapitare all’indagato l’avviso di conclusione delle indagini.
Una tesi a cui si è opposto con fermezza il pubblico ministero Lorenzo Boscagli che ha fatto notare al giudice come sui fatti contestati, nel corso delle indagini, Biffoni sia stato sentito dalla Procura per 5 ore e che il suo legale aveva inoltre prodotto una memoria circostanziata.
Il giudice ha poi respinto l’eccezione di nullità ritenendo che l’omessa indicazione di alcuni particolari, quali ad esempio, le date delle assemblee a cui Biffoni ha partecipato negli ultimi mesi di vita del Creaf (dall’ottobre 2014 in cui divenne presidente della Provincia, fino al fallimento della società, dichiarato dal Tribunale nel febbraio 2017), non compromettono il diritto di difesa dell’imputato, essendo l’addebito sufficientemente specifico.
Il processo dunque va avanti, anche perchè le difese – rappresentate, oltre che dall’avvocato Nicolosi, anche da Giovanni Renna, Alberto Rocca e Antonio Bertei – non hanno invocato l’astensione dalle udienze che l’Organismo congressuale forense ha proclamato per 15 giorni per le ragioni di pericolo sanitario connesse al coronavirus. I legali non hanno posto la questione, nonostante l’udienza di stamani si sia tenuta in un’aula di dimensioni ridotte, dove era difficile assicurare il metro di distanza tra le persone indicato dal governo come misura di prevenzione al contagio dal virus.
Secondo la Procura, i conti del Creaf – su cui negli anni sono stati versati circa 22 milioni di soldi pubblici senza mai avviare l’attività – non si reggevano da alcuni anni e già dal bilancio approvato nel marzo 2011 ci sarebbero stati i presupposti per portare i libri in Tribunale. Le condotte “dilatorie” degli imputati, sempre secondo l’accusa, avrebbero aggravato il dissesto producendo un danno patrimoniale quantificato in 5,2 milioni di euro, di cui 3 milioni espressione di perdite derivanti dalla continuazione della gestione ordinaria.
Il processo proseguirà il prossimo 29 aprile con l’audizione del commercialista Leonardo Castoldi, curatore fallimentare del Creaf. Il giudice ha calendarizzato 7 udienze, fino a novembre, per ascoltare altri testimoni, compresi quelli delle difese, tra cui l’assessore regionale Stefano Ciuoffo e l’ex sindaco di Montemurlo Mauro Lorenzini.

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