13 Marzo 2020

La produzione industriale pratese perde il 3% nel 2019. E il 70% degli imprenditori prevede danni da coronavirus


La produzione industriale a Prato nel 2019 è diminuita, -3% rispetto al 2018. I dati a consuntivo dello scorso anno sono stati resi noti da Confindustria Toscana Nord, che raggruppa anche Pistoia e Lucca (i cui risultati sono migliori, rispettivamente +0,8% e -0,2%). Un anno fiacco, il 2019, che era partito bene ma che è andato declinando, soprattutto per quanto riguarda l’export, che a Prato, a consuntivo, ha fatto registrare un -7,1% rispetto al 2018.

“Se il 2019 può dirsi un anno piuttosto difficile, ma di problematicità per così dire ordinaria, questo 2020 che si è aperto all’insegna dell’epidemia di coronavirus si presenta di complessità straordinaria, davvero senza precedenti – commenta il presidente di Confindustria  Toscana Nord  Giulio Grossi  -. Questa straordinarietà emerge con nettezza dalle risposte che le nostre aziende hanno dato ai questionari diffusi sia dalla nostra associazione che da Confindustria nazionale. I risultati sono inequivocabili: solo il 30% delle imprese che hanno risposto ritiene che il proprio fatturato 2020 rimarrà indenne dagli effetti dell’epidemia, a fronte del restante 70% che ritiene di riceverne danni, in una misura che per il 44% di coloro  che hanno risposto si colloca in un range che va dal 20% a oltre il 40%. Le aziende continuano coraggiosamente quasi tutte a produrre: a loro e ai lavoratori che con senso di di responsabilità continuano la loro attività la comunità deve un grazie non formale. Come associazione continuiamo a fornire consulenza sulle misure di sicurezza da adottare: le richieste di chiarimento sono numerose, perché il senso di responsabilità rispetto alla salute di chi opera  in azienda è, nella generalità dei casi, presente e forte. Assieme al sistema Confindustria vogliamo cominciare a guardare anche al futuro: non è prematuro, perché quando la crisi sarà passata dovremo essere pronti a ripartire con la massima determinazione. Sposiamo pienamente le posizioni di Confindustria, che spinge per rilanciare  gli investimenti pubblici; per garantire la disponibilità di  liquidità,  sospendendo imposte e contributi e favorendo il credito, in particolare  il finanziamento del circolante; per sostenere  l’occupazione  attraverso  l’utilizzo  degli ammortizzatori sociali. Alle imprese verrà richiesto in ogni caso un impegno enorme, all’altezza dell’eccezionalità di questa crisi.  Ma ci dovranno essere le condizioni perché la manifattura, spina dorsale del nostro paese, possa riprendere in pieno la sua attività”.

I questionari di Confindustria Toscana Nord sugli effetti del coronavirus hanno una  rappresentatività elevata, avendo risposto  140  imprese che rappresentano  6.800 addetti  e  2,5 miliardi fatturato. Oltre ai dati citati dal presidente Grossi sono significative  anche le risposte riguardo ai fronti su cui si esplicheranno gli impatti negativi (indicati da quel 70% delle imprese che li prevedono): per il  65%  si collocano principalmente a livello di mercati di vendita e delle vendite stesse, per il restante  35%  nei rapporti con i fornitori o gli approvvigionamenti.

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