3 Aprile 2020

Coronavirus, Confcommercio chiede un piano per la riapertura delle attività: “Commercio e turismo settori chiave per il territorio”


“Non possiamo continuare a guardare al futuro senza un piano concreto per la riapertura delle attività: commercio e turismo sono settori chiave per il territorio”.

È determinata la posizione di Confcommercio Pistoia e Prato, che a 22 giorni dalla quarantena dell’Italia, chiede la definizione di misure per la ripartenza delle imprese del terziario, le prime ad essere colpite dalle misure di contenimento del Covid-19.

Il DPCM dello scorso 9 Marzo aveva infatti stabilito il limite orario delle ore 18 per pubblici esercizi e attività commerciali, seguito dal DPCM dell’11 Marzo che ne ha determinato la sospensione.

“Le imprese si sono attenute con rigore alle regole stabilite dal Governo, mettendo in prima linea la propria responsabilità sociale e sanitaria, nonostante le enormi difficoltà affrontate fra costi di gestione permanenti e sostegni statali del tutto insufficienti. Adesso – ripete l’associazione – serve una prospettiva per il futuro. Ogni giorno in più di chiusura determina percentuali più elevate di aziende che non saranno in grado di riaprire: la loro perdita, insieme a quella di numerosi posti di lavoro, rischia di avere una ricaduta sociale disastrosa. È uno scenario che non ci possiamo permettere”.

“Diventa quindi non solo urgente ma irrimandabile aprire un confronto che vada oltre la definizione di misure – assolutamente indispensabili – di sostegno alle imprese e che individui regole e modalità di riapertura a partire dal 14 aprile. Lo diciamo con tutta la responsabilità necessaria partendo dal presupposto che gli imprenditori del terziario sono impegnati in prima persona nelle aziende e nella gestione delle attività. Proprio questo è elemento di garanzia non solo nell’assunzione di scelte responsabili nei confronti dei propri addetti, ma per l’adozione di comportamenti e approcci consapevoli anche per gli utenti”, sostiene con forza Confcommercio, che propone anche alcune soluzioni. “Come? Attraverso un piano che individui fasce orarie stabilite, gruppi di dipendenti che per età o altre caratteristiche possono riprendere per primi l’attività e protocolli di sicurezza e di prevenzione a cui attenersi. Iniziando, per esempio, a dare la possibilità a ristoranti e attività di somministrazione di svolgere il servizio di take away nel rispetto delle stesse misure di contenimento adottate per la vendita dei piatti pronti nei negozi di alimentari. Non possiamo illuderci, il virus non se ne andrà dall’oggi al domani. Dovremo imparare a conviverci, adottando nuovi comportamenti e lo stesso dovranno fare le imprese del commercio e del turismo. Per questo chiediamo subito un confronto: mettiamoci a lavoro e pensiamo alla riapertura. Dalla tenuta economica del territorio – conclude – dipendono gli stessi sistemi sanitario e sociale, non possiamo più restare fermi”.  

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