Emergenza Coronavirus, il vescovo Giovanni: “Immagino un grande patto per la città: chi ha di più, dovrà dare di più”


“Va immaginato un grande patto per la città, per dare da mangiare a tutti e fare ripartire il lavoro”. Lo chiede il Vescovo di Prato Giovanni Nerbini, dalle pagine della Nazione di oggi, in un’intervista che affronta vari aspetti, presenti e futuri, dell’emergenza coronavirus.

“Avremo di fronte a noi tantissime persone che hanno perso l’indispensabile per vivere. Quindi chi ha di più, dovrà dare di più” ha detto il Vescovo Giovanni, che ha poi auspicato il coinvolgimento della comunità cinese nel patto per risollevare la città. “Abbiamo capito che siamo strettamente legati, che i nostri destini s’incrociano. Scordarcelo sarebbe un vero peccato” ha aggiunto monsignor Nerbini, che ha sottolineato l’importanza di non cambiare molto la sostanza profonda della vita di una comunità, pur di fronte allo stravolgimento delle abitudini quotidiane. “Chiedo ai parroci di usare molto il telefono per chiamare gli anziani e i malati, sentire come stanno, portare una parola di conforto” ha detto il Vescovo, che ha rimarcato con favore la crescita del volontariato in questa fase di crisi e ha mostrato apprezzamento per le parrocchie che stanno usando la tecnologia per portare nelle case la parola del Signore. Per quanto riguarda la circolare del governo che consente di andare in chiesa mentre si va o si torna dal fare la spesa, Nerbini, assieme agli altri vescovi, ha chiesto un intervento alla Conferenza episcopale italiana, affinchè venga concessa la possibilità di uscire di casa per entrare in chiesa, mantenendo le dovute distanze ed evitando assembramenti.

Nell’intervista, rilasciata al caposervizio David Bruschi, il Vescovo Giovanni ha poi confidato come anche le sue giornate siano divenute irriconoscibili, e alcune abitudini si siano interrotte come quella di camminare all’alba per stare in contatto con la natura. Infine una riflessione sul significato di questa situazione, “una provocazione che ci spinge a rivedere la nostra vita”. Un richiamo alla fragilità e alla precarietà perenne della vita umana, laddove l’uomo occidentale si è sentito “invulnerabile e potente”, forte delle sicurezze date “dai soldi, dal lavoro, dalla sanità che funziona”. “Per questo – dice il Vescovo Giovanni – ci sarebbe bisogno adesso di una grande internazionale della solidarietà: abbiamo tremendamente bisogno gli uni degli altri. Non ripartiremo se non ci sarà collaborazione a tutti i livelli”.

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Marco Giraldi
Marco Giraldi
4 anni fa

La Santa Messa della Domenica delle Palme celebrata da sua Eccellenza Monsignor Giovanni Nerbini in quanto Vescovo della nostra Diocesi insieme al Vicario Generale Monsignor Nedo Mannucci, al Parroco della Cattedrale Don Luciano Pelagatti e al suo Vice Don Gino Calami. Erano presenti il Canonico della Cattedrale Monsignor Basilio Petrà, il Rettore del Seminario Don Daniele Scaccini insieme ai seminaristi che hanno animato la Liturgia seppure a porte chiuse come nel resto del paese e del mondo per via di questo terribile virus che non si è ancora arrestato ma è stato possibile seguire la Celebrazione Eucaristica da casa attraverso il Canale 74 del digitale Terrestre che è quello di TV Prato. Il tutto ha avuto inizio la mattina con la Messa celebrata dal Papa presso la Basilica di San Pietro alle 10:50 trasmessa su Rai 1 dove sono stati benedetti i rami di ulivo in ricordo dell’ingresso di Gesù a Gerusalemme che cavalcava un’asino da soma e la folla che lo acclamava dicendo: “Osanna al Figlio di Davide. Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna nel più alto dei cieli”. Nell’Omelia tenuta dal Papa ha ribadito chiaramente quello che è il “Servizio alla Comunità” verso i bisognosi come fanno medici e infermieri che rischiano la loro vita per cercare di aiutare a guarire i malati affetti dal Covid 19 e da altre malattie ma oltre a servire è giusto e doveroso perdonare il prossimo e sapersi riconciliare col prossimo se sono avvenuti litigi o incomprensioni e questo è il momento adatto per cercare di pregare di più sia individualmente come si può stare riuniti in famiglia quindi essa si riassume chiaramente in tre parole: “Amare, Pregare, Perdonare”. Uno dei modi per stare in comunione fra di noi è quello di assistere alle funzioni religiose che vediamo trasmesse in televisione oltre a quando vengono vengono trasmessi i vari telegiornali o quando ci sono le videoconferenze che tiene il Premier Giuseppe Conte e non ultimo la conferenza tenuta dal Capo del Dipartimento della Protezione Civile Angelo Borrelli tutti i giorni alle 18:00 per fare il punto della situazione inerente il numero dei contagiati, morti e guariti. Tornando a parlare dell’Omelia del Papa ha citato la figura di Sant’Angela da Foligno(1248-1309) mistica e terziaria francescana italiana beatificata nel 1693 da Papa Innocenzo XII(nato nel 1615. Sommo Pontefice dal 1691 al 1700)e canonizzata da lui nel 2013 inerente l’amore che Cristo ha avuto per lei nel vero senso della parola e non per scherzo e questo lo abbiamo visto bene meditando sulla sua Passione tratta dall’evangelista Marco perchè siamo nell’Anno A della Liturgia Cattolica in cui morendo sulla croce salva l’intera umanità dal peccato e li assume la condizione di servo come ci ricorda l’apostolo Paolo nella sua Lettera ai Filippesi tratta dalla Seconda lettura della liturgia. In quel racconto si nasconde un piccolo particolare: una volta che Gesù muore e viene sepolto da Giuseppe di Arimatea e Nicodemo che erano anch’essi discepoli di Gesù ma in segreto per timore dei giudei vediamo riunirsi da Ponzio Pilato i sommi sacerdoti affinchè mandasse le guardie a sorvegliare il sepolcro perchè non credevano che sarebbe risorto il terzo giorno. Non posso non parlare della Prima Lettura tratta dal Libro del Profeta Isaia in cui descrive chiaramente come sarebbe stato il suo calvario con le sofferenze e le umiliazioni e ne parla bene al Versetto 5 del Capitolo 53 che dice: “Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci da salvezza si è abbattuto su di lui. per le sue piaghe siamo stati guariti”. Parlando dell’Omelia tenuta dal Vescovo condivo pienamente l’appello lanciato dai sacerdoti sul compiere piccoli gesti come una chiamata o una parola di conforto verso i propri parrocchiani così come il suo intervento rivolto alla CEI affinchè venga data la possibilità di poter uscire di casa per entrare in Chiesa seppure mantenendo le giuste e dovute distanze di sicurezza anche se bisogna vedere i provvedimenti che arrivano dal Governo anche se ognuno di noi deve fare la sua parte e dare in base alle proprie possibilità. Concludo con un pensiero e une preghiera rivolta ai quattro seminaristi che Sabato dovevano ricevere l’Ordinazione Diaconale e si tratta di Fulvio Panzi, Massimiliano Ricci, Carlo Orea Fuentes e Giacomo Aiazzi. La cerimonia è stata annullata per tutto quello che è successo e rimessa a data da destinarsi ma continuiamo a pregare per loro ed anche quando saranno diventati presbiteri perchè in seminario resta soltanto Andrea Tarocchi e se non ci saranno altre vocazioni sarà unito al Seminario Vescovile di Firenze quindi preghiamo per il nostro seminario che ha retto per ben 338 anni dal 1682 ai tempi di Monsignor Gherardo Gherardi fiorentino di nascita e Vescovo della Diocesi di Prato e Pistoia dal 1679 al 1690. Buona settimana santa a tutti