12 Aprile 2020

Gli auguri di Pasqua del vescovo Giovanni ai pratesi e un pensiero: «La nostra sanità è una benedizione divina» VIDEO


Pubblichiamo il tradizionale messaggio di Pasqua che il Vescovo invia ai pratesi. Per monsignor Giovanni Nerbini, arrivato in diocesi lo scorso 7 settembre, è il primo ma si tratta anche della prima Pasqua vissuta in isolamento, senza la possibilità per i fedeli di poter partecipare personalmente alle celebrazioni. L’augurio del Vescovo è per questo carico di speranza e contiene un invito finale a risorgere anche noi «dalle macerie dell’uomo vecchio ed egoista» per costruire insieme un «futuro diverso». Buona lettera (sotto anche la versione video) e tanti cari auguri di Buona Pasqua dalla redazione di Tv Prato.

 

 

Carissimi concittadini,

mi è particolarmente gradito in questo momento rivolgermi a tutti voi, senza distinzioni, con un augurio semplice ma sincero. Le circostanze quest’anno non ci permetteranno di frequentare le cerimonie liturgiche, né di ritrovarci insieme a pranzo nelle nostre famiglie con parenti e amici.

Non pochi scalpitano e vorrebbero poter da subito riassaporare la nuda e cruda libertà di potersi muovere a piacimento e si lamentano e protestano per questo eccessivo rigorismo. Reimpariamo a gioire e godere di quanto la provvidenza ci arricchisce quotidianamente. E quello che è necessario per ogni giorno ce lo fa chiedere la preghiera del Padre nostro: dacci il nostro pane quotidiano. Smettiamo di trasformare i nostri desideri in pretese senza nessun controllo e ridimensionamento da parte della nostra ragione in considerazione del fatto che a molti, e non da ieri, sono iniziati a mancare beni fondamentali quali la salute, il conforto dei familiari per esigenze sanitarie, il necessario per vivere…

Rifacciamo spazio nei nostri pensieri e nelle nostre scelte a quel «noi» esiliato dal linguaggio e dalla pratica dai tanti «io» implacabili, insofferenti dittatori che non sentono che le proprie ragioni. Ricordo una vecchia donna di famiglia contadina raccontava che nelle feste apparecchiavano sempre un posto in più a tavola, perché in caso fosse giunto un povero capisse di essere atteso e benvoluto. Se c’è un futuro autentico di prosperità e benessere, e la pandemia ce lo sta dimostrando, ne potremo godere solo e nella misura nella quale sapremo adottare comportamenti responsabili, attenti al bene di tutti, accorti nella difesa dei più deboli e meno tutelati.

Carissimi, permettetemi una digressione che sento necessaria. Lamentarsi è di moda, e criticare, dopo il calcio, è lo sport nazionale più praticato. Nessuno in questi frangenti ha detto una verità fondamentale: che la nostra sanità è una benedizione divina, pur con tutte le sue disfunzioni. Non solo perché capace di garantire servizi a livelli di eccellenza; non solo per la professionalità e la dedizione di tanti medici ed infermieri che danno la vita eroicamente e non in senso figurato (questo sì è stato riconosciuto da tutti in questi giorni); ma per come la nostra Costituzione l’ha pensata e voluta (La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti art. 32) e le leggi attuative dello Stato italiano l’hanno modellata. Ci sono paesi nel mondo dove chi ha si cura nei migliori ospedali, chi non ha mezzi è abbandonato a se stesso. Andate a leggere i resoconti drammatici di quanto sta accadendo nella civilissima New York; quanta disperazione tocca famiglie normali che dopo aver perso il lavoro rischiano di perdere anche la vita perché non più in condizione di pagare le polizze assicurative. Qui da noi la vecchietta con pensione minima ha ricevuto in ospedale il trattamento di Piero Chiambretti. In questi giorni ho ringraziato tante volte il Signore per quegli uomini e quelle donne «Costituenti» che illuminati nella mente e nel cuore scrissero quelle semplici straordinarie parole. Ma mi sono anche interrogato, e vi chiedo di far vostra questa mia domanda, se avremo anche per il futuro persone capaci per formazione, umanità, cultura, sensibilità di prendere decisioni illuminate per questa e tutte le grandi crisi (Dio voglia che non ce ne siano di analoghe) che si presenteranno di fronte a noi. L’interrogativo non è retorico se si pensa che abbiamo speso in armamenti nel 2018, 1670 miliardi di dollari (dati Sole 24 ore) per difenderci da ipotetici nemici! E se avessimo tagliato lì per investire in prevenzione per le malattie, la fame, le epidemie forse oggi non saremmo in questa situazione!

Carissimi, in questi giorni, con il Vangelo, siamo andati al Calvario, abbiamo guardato il crocifisso, riascoltato le sue parole e guardato la sua morte e il suo sepolcro. Questo ci umanizza, risveglia la nostra sensibilità, la nostra intelligenza, fonda le nostre scelte. E abbiamo ascoltato Gesù che affida Maria a Giovanni. Sentiamo che queste parole oggi valgono per noi. Cristo ci affida il mondo intero, l’ecologia, l’economia, tutti i popoli della terra e lì davanti al crocifisso proviamo a chiederci: Cosa dobbiamo fare? Cosa cambiare? Potremo sentire in noi la voce e la luce del risorto che dice: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose!» (Ap. 21, 5) e sarà possibile anche a noi costruire cieli nuovi e terra nuova dove regna la giustizia e la pace, un futuro diverso. Ma dobbiamo risorgere anche noi dalle macerie dell’uomo vecchio ed egoista. Buona Pasqua a tutti.

+ Giovanni Nerbini
Vescovo di Prato

 

 

Subscribe
Notificami
guest
1 Comment
Oldest
Newest Most Voted
Inline Feedbacks
View all comments
Marco Giraldi
Marco Giraldi
4 anni fa

Le parole dal vescovo nel suo augurio di una serena e santa Pasqua a tutti noi pratesi lasciano nel silenzio che non deve servire per diventare sordi, muti o indifferenti ma per apprendere la giusta e santa lezione spirituale e morale che è contenuta in questo discorso. Questa epidemia ci ha costretto a stare in casa così da dover cambiare le nostre abitudini e routine giornaliere anche se non vediamo l’ora che tutto questo passi per tornare alla vita di prima ad iniziare dal discorso del lavoro per poi tornare alle nostre vecchie e soliti abitudini . Da una parte c’è il suo lato positivo ma dall’altra parte si nasconde l’aspetto negativo perchè c’è il rischio di cadere nell’egoismo pensando soltanto in maniera individuale senza pensare a chi sta peggio e fra i bisogni essenziali c’è chi desidera avere un po di compagnia, affetto e consolazione e queste persone sono le persone malate, gli anziani, gli emarginati, le persone vedove ma anche i separati e divorziati che non hanno trovato nessun’altra persona per cercare di rifarsi una vita sono completamente sole e non considerate da nessuno ed anche questo è un’aspetto negativo perchè ogni persona che ha subito una separazione o un divorzio è una storia a se e non sappiamo come sono andate le cose quindi bisogna farle sentire gente come noi aiutandoli a compiere un cammino spirituale perchè la chiesa è aperta a tutti anche se non sempre è possibile affacciarsi al Sacramento dell’Eucaristia ma questo è un’altro aspetto. Quando preghiamo il Signore recitando la classica preghiera del Padre Nostro dobbiamo ricordarci quel punto che dice: “Panem nostrum cotidiàno da nobis hòdie” ovvero “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. Tutto questo per dire che bisogna dare la priorità alle cose essenziali come il lavoro, il nutrimento, la salute che come ha ricordato bene il vescovo è uno dei beni di primaria importanza in quanto è tutelata dalla repubblica come diritto fondamentale e interesse legittimo della nazione garantendo cure gratuite agli indigenti(Articolo 32 della Carta Costituzionale Italiana). Entrando nel culmine della Pasqua ripercorriamo tutte e sette le Letture tratte dall’Antico Testamento che vanno dal Libro della Genesi in cui viene narrato la creazione e il sacrificio di Abramo sul figlio Isacco nel territorio di Moria. Passiamo al Libro dell’Esodo in cui vediamo il passaggio degli ebrei dal paese d’Egitto attraverso il Mar Rosso per giungere nella Terra Promessa. Troviamo il Libro del Profeta Isaia in cui annuncia la venuta del Messia. Infine troviamo un racconto che viene dal Libro del Profeta Baruc in cui ci invita a ritornare con cuore aperto e sincero verso la Luce del Signore e nell’ultima Lettura vediamo il brano del Libro del profeta Ezechiele che parla con un linguaggio simile a quello del profeta Isaia in un tempo in cui il popolo ebraico si faceva idoli e si allontanava da Dio ma attingendo dalle sorgenti della salvezza è possibile rinascere a vita nuova come faceva San Giovanni Battista quando battezzava con l’acqua del fiume Giordano come segno di conversione e purificazione. Quel battesimo lo ricevette anche Gesù prima di iniziare la sua vita pubblica e con la venuta dello Spirito Santo uno riceve il sigillo che ha avuto in dono da Dio così da essere suo testimone. proseguendo con le letture troviamo la Lettera di San Paolo ai Romani in cui ci dice che Cristo una volta risorto dai morti non muore più ma con lui muore l’uomo vecchio per liberarci dal peccato perchè ha fatto nuove tutte le cose ci ricorda il Libro dell’Apocalisse di San Giovanni apostolo. Infine l’evangelista Matteo ci svela tutto per bocca degli angeli alle donne di Gerusalemme che si erano recate al sepolcro di buon mattino: “Non abbiate paura. So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui, è risorto come aveva detto; venite guardate il luogo dove era stato deposto. Presto andate a dirlo ai suoi discepoli che è risorto dai morti e che vi precede in Galilea”. Possa essere una buona pasqua all’insegna della serenità anche se non possiamo partecipare di persona alle funzioni religiose ma si possono sentire in vari canali televisivi come su quelli social. Buona Pasqua a tutti