4 Aprile 2020

Il grido d’allarme di Confcommercio: “Serve un piano di riapertura. Altrimenti si perderanno tanti posti di lavoro”


“Non possiamo continuare a guardare al futuro senza un piano concreto per la riapertura delle attività: commercio e turismo sono settori chiave per il territorio”. È la posizione di Confcommercio Pistoia e Prato che a 22 giorni dal lockdown dell’Italia, chiede la definizione di misure per la ripartenza delle imprese del terziario, le prime ad essere colpite dalle misure di contenimento del Covid-19.
Il Decreto dello scorso 9 marzo aveva infatti stabilito il limite orario delle 18 per pubblici esercizi e attività commerciali, seguito dal Decreto di due giorni dopo che ne ha determinato la sospensione.
“Le imprese si sono attenute con rigore alle regole stabilite dal governo – spiegano da Confcommercio – mettendo in prima linea la propria responsabilità sociale e sanitaria, nonostante le enormi difficoltà affrontate fra costi di gestione permanenti e sostegni statali del tutto insufficienti. Adesso serve una prospettiva per il futuro”.
“Ogni giorno in più di chiusura determina percentuali più elevate di aziende che non saranno in grado di riaprire – continua l’associazione di categoria – La loro perdita, insieme a quella di numerosi posti di lavoro, rischia di avere una ricaduta sociale disastrosa. È uno scenario che non ci possiamo permettere”.
“Diventa quindi non solo urgente ma irrimandabile aprire un confronto che vada oltre la definizione di misure – assolutamente indispensabili – di sostegno alle imprese e che individui regole e modalità di riapertura a partire dal 14 aprile”.
Confcommercio avanza anche delle ipotesi per procedere alla riapertura. “Serve un piano che individui fasce orarie stabilite – chiariscono – Gruppi di dipendenti che per età o altre caratteristiche possono riprendere per primi l’attività e protocolli di sicurezza e di prevenzione a cui attenersi. Iniziando, per esempio, a dare la possibilità a ristoranti e attività di somministrazione di svolgere il servizio di take away nel rispetto delle stesse misure di contenimento adottate per la vendita dei piatti pronti nei negozi di alimentari. Non possiamo illuderci: il virus non se ne andrà dall’oggi al domani. Dovremo imparare a conviverci, adottando nuovi comportamenti e lo stesso dovranno fare le imprese del commercio e del turismo. Per questo chiediamo subito un confronto: mettiamoci a lavoro e pensiamo alla riapertura. Dalla tenuta economica del territorio dipendono gli stessi sistemi sanitario e sociale, non possiamo più restare fermi”.

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