28 Aprile 2020

Monta la rabbia fra estetiste e parrucchieri: “Fateci aprire o sarà il collasso”. E sale la preoccupazione per gli abusivi


“Settore benessere oltre l’esasperazione”. È la reazione degli associati di Confartigianato dopo la doccia gelata data in diretta tv dal premier Conte che ha comunicato come acconciatori ed estetiste potranno riaprire soltanto il primo giugno. “Una decisione che gli operatori del settore hanno accolto con rabbia e incredulità – spiegano da Confartigianato – Anche perché la situazione che adesso minaccia concretamente di verificarsi è di un abusivismo diffuso che metterebbe a serio rischio quella sicurezza nel nome della quale si impone uno stop di ben tre mesi alle attività regolari”.
“Siamo davvero molto arrabbiati – spiega la presidente della Federazione Benessere di Confartigianato Imprese Prato, Barbara Catani – Anche perché come Confartigianato nazionale avevamo lavorato a un protocollo da adottare nelle nostre imprese che avrebbe sicuramente garantito la massima sicurezza. Questo ulteriore stop apre invece le porte a un abusivismo già dilagante in questo periodo che oltre a danneggiare in modo forte le nostre imprese comporta un rischio-contagio assolutamente incontrollato”.
La reazione degli operatori è stata veemente già da ieri sera: i telefoni dell’associazione sono stati presi d’assalto dagli imprenditori increduli e arrabbiati alla ricerca di maggiori informazioni e di conferme.
“La nostra reazione come associazione è stata immediata – continua Catani – Ci siamo già attivati a tutti i livelli, dal locale al nazionale, per far giungere la nostra voce forte e chiara ma soprattutto unita – acconciatori ed estetiste senza nessuna distinzione politica – per far capire ai decisori che questa decisione, oltre che iniqua, è controproducente proprio nell’obiettivo della sicurezza sanitaria”.

Confartigianato nazionale ha calcolato che l’effetto combinato di mancati ricavi a causa della chiusura e della concorrenza sleale degli abusivi nei mesi di marzo, aprile e maggio causerà alle imprese di acconciatura e di estetica una perdita economica di 1.078 milioni di euro, pari al 18,1% del fatturato annuo. Sarà molto difficile evitare ripercussioni sull’occupazione: i mancati ricavi mettono a rischio il lavoro di 49mila addetti del settore. Nella provincia di Prato le imprese del settore sono circa 700 (470 circa di acconciatura) che danno lavoro a 4500 addetti.
“A questo punto oltre alle nostre imprese sono a rischio i nostri lavoratori – dice Catani – Noi abbiamo già da ieri sera messo in moto una macchina che vuole portare la voce di tutti gli operatori, senza distinzione, all’attenzione delle autorità per fargli capire che oltre al rischio economico di un intero settore si spalanca veramente la porta a un rischio contagio incontrollato. Noi, che abbiamo chiuso ancora prima del decreto nella consapevolezza di non poter garantire la sicurezza, diciamo adesso con lo stesso senso di responsabilità che la nostra attività può riaprire garantendo il totale rispetto delle norme e in piena sicurezza, togliendo dalla strada abusivi che davvero possono creare danni irreparabili. Di ogni tipo”.

Sconcerto e rabbia vengono espresse anche da Cna. Come sottolineano Alessandro Lapucci, portavoce degli acconciatori, e Catia Rigotti, portavoce delle estetiste di CNA Toscana Centro “lo slittamento ulteriore delle nostre attività è incomprensibile e ingiusto, e suona come una sentenza capitale per oltre 1.600 imprese del territorio di Prato e Pistoia. Parliamo di un settore determinante per l’economia italiana, che a livello nazionale conta 135mila imprese e oltre 260mila addetti, ed è essenziale per garantire il benessere della popolazione. Il comparto, a tutela di clienti e dipendenti, può già offrire tutte le garanzie necessarie a riaprire saloni di acconciatura e centri estetici nella massima sicurezza, è da sempre rispettoso delle più rigorose norme e procedure igienico-sanitarie tant’è che quasi tutti lavorano ormai su appuntamento e da anni si lavora con attrezzature monouso”.
Sul piano finanziario tra l’altro, le imprese sono ormai allo stremo delle forze tra affitti da pagare, forniture, dipendenti in cassa integrazione, e le loro condizioni economiche sono così gravi da destare preoccupazione anche sul fronte della tenuta sociale di una chiusura di 3 mesi, senza contare le ripercussioni sugli aspetti psicologici di una clientela abituata a prendersi cura di sé e del proprio aspetto e che oggi vive una situazione di pesante disagio.
Per questo, i due portavoce preannunciano che CNA “chiederà con forza al Governo di poter riaprire a breve i saloni, anche definendo ulteriori condizioni ma dando una data ravvicinata per consentirci di ripartire al più presto e di rassicurare le imprese lanciando un messaggio immediato orientato alla riapertura”.

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