15 Maggio 2020

Il giudizio degli industriali sul decreto rilancio del governo: “E’ meglio chiamarlo decreto indennizzo”


Qualche provvedimento di segno positivo ma quasi nessuno che davvero promuova il rilancio dell’economia nazionale; in compenso, alcune misure che rappresentano delle occasioni perse e altre che addirittura segnano passi indietro rispetto a norme recenti. Questa in estrema sintesi la valutazione che Confindustria Toscana Nord dà del decreto Rilancio, peraltro non ancora pubblicato e forse ancora suscettibile di qualche ulteriore modifica.

“Più che rilancio il decreto dovrebbe essere chiamato indennizzo – commenta il presidente di Confindustria Toscana Nord Giulio Grossi -. Lo spirito del provvedimento è evidentemente quello di tamponare alcune gravi falle apertesi nel corpo sociale ed economico nazionale a seguito della pandemia. In cima alle preoccupazioni del Governo sembra esserci la tenuta sociale. Finalità indubbiamente lodevole ma che ha prodotto un decreto legge fatto appunto soprattutto di indennizzi, con risorse spalmate su innumerevoli fronti e non realmente incisive ai fini di una effettiva ripartenza del sistema economico. Certamente positivi l’esenzione dell’Irap, saldo 2019 e primo acconto 2020, per le aziende che fatturano fino a 250 milioni e lo sblocco dei pagamenti delle pubbliche amministrazioni. Giudizio in chiaroscuro per il rinvio di plastic tax e sugar tax, che dovrebbero essere invece to-talmente abolite. Del tutto negativa invece la reintroduzione della procedura sindacale per la pratica della cassa integrazione: presente nel decreto Cura Italia, era stata eliminata nella legge di conversione dato che non aveva altro effetto che quello di complicare l’iter. Adesso, dopo pochissimo tempo dalla sua esclusione da parte del Parlamento, la necessità della procedura sindacale viene reintrodotta da questo nuovo decreto legge: atto incomprensibile, oltre che grave.”

Alcuni dei provvedimenti favorevoli alle imprese lo sono soltanto per realtà aziendali di dimensioni molto ridotte e non toccano l’industria che marginalmente: gli incentivi a fondo perduto e il bonus affitti dei capannoni industriali per esempio riguardano solo aziende sotto i 5 milioni di fatturato, mentre gli sconti sulla componente fissa delle bollette sono di modesta entità e si applicano solo agli allacci alla rete di distribuzione elettrica in bassa tensione.

Altre misure coinvolgono anche le industrie, non sempre agevolandole. Giudizio positivo ma con riserva per lo slittamento al 16 settembre dei versamenti di imposte e contributi: la misura coinvolge le imprese che avevano i versamenti già sospesi per effetto di provvedimenti precedenti, basati – fra gli altri criteri – anche sulla riduzione del fatturato in misura superiore al 33%, tetto alto e limitato appunto al solo fatturato, senza tenere conto del diffuso fenomeno dei mancati incassi. Quanto ad altre misure, da menzionare in negativo la proroga del blocco dei licenziamenti per giustificato motivo, che non fa che posporre i problemi; positivi invece, in direzione di maggior snellezza e velocità delle pratiche, il passag-gio dalle Regioni all’Inps del pagamento della cassa integrazione in deroga per i periodi successivi alle 9 settimane e la conferma della possibilità di pagamento diretto da parte dell’Inps della cassa integrazione con procedure che dovrebbero garantire maggiore rapidità nell’erogazione del trattamento. Ugualmente positiva, al di là di alcune imprecisioni tecniche nella formulazione della norma, la possibilità di prorogare o rinnovare i contratti a termine anche in assenza delle causali.

Sono previsti anche interventi straordinari – da valutare quando saranno definiti i relativi indirizzi da parte dell’Inail e le modalità di pagamento da parte di Invitalia – a favore delle imprese che investano in attrezzature e apparecchiature per il distanziamento e la protezione individuale allo scopo di ridurre il rischio di contagio.

Fin troppo ambiziose le agevolazioni fiscali per gli aumenti di capitale di imprese con fatturato fra i 5 e i 50 milioni: l’intento di irrobustire la capitalizzazione delle imprese è corretto ma forse non tempestivo, dato che in questo momento per la maggior parte delle aziende l’obiettivo è, se non il rilancio, quantomeno la sopravvivenza, piuttosto che operazioni di ricapitalizzazione.

Sul versante edilizio, bene il potenziamento dell’ecobonus e del sisma bonus, inclusa la bancabilità del relativo credito di imposta, mentre desta sconcerto l’esclusione dell’intero capitolo degli appalti pubblici e la possibilità per le stazioni ap-paltanti di pagare i lavori svolti finora, esponendo così al rischio di carenza di liquidità imprese che hanno già svolto il loro lavoro.

“L’auspicio è che al decreto Rilancio facciano seguito altri provvedimenti in grado di dare davvero una spinta per la ripresa dell’economia nazionale – conclude il presidente Grossi -. Alcuni temi come quello della liquidità rimangono cruciali. Speravamo nel recepimento della nostra richiesta di allungamento da 6 a 10 anni della durata dei finanziamenti oltre i 25.000 euro, ma nel decreto Rilancio non ce n’è traccia. Peraltro non è ancora risolto il problema dei tempi lunghi di erogazione di questi finanziamenti: qualcosa si è mosso per i prestiti al di sotto di quella soglia, ma non per le operazioni più consistenti, di interesse per il mondo indu-striale. Il caso-liquidità è emblematico di uno degli aspetti più avvilenti delle vicende normative all’epoca del coronavirus: quello delle occasioni mancate. Nella tragedia che ci ha travolto potrebbe essere almeno colta l’opportunità di fare pulizia rispetto a lungaggini, burocrazia inutile, costi impropri. Tutte patologie eco-nomiche e organizzative che ora non possiamo proprio più permetterci, se mai ce le siamo potute permettere in passato. Non è ancora troppo tardi: se le risorse sono poche, cerchiamo almeno di giocare su altri fronti, della semplificazione, della sburocratizzazione, della digitalizzazione intelligente e funzionale. E di focalizzare le risorse che ci sono su misure che possono davvero far riprendere il volo all’economia italiana, unica vera tutela dell’occupazione e della tenuta sociale del paese”.

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