26 Maggio 2020

Scuola e campi estivi, l’assessore Santi: “Mancano risposte dal ministero, siamo fuori tempo massimo”


“Abbiamo sempre lavorato in un’ottica di concreta collaborazione con il Governo, senza polemiche, cercando di trovare delle soluzioni efficaci. Adesso, però, siamo fuori tempo massimo e non possiamo più accettare di non avere risposte a venti giorni dall’inizio dei campi estivi”. L’assessore alla Pubblica Istruzione Ilaria Santi spiega quali sono i provvedimenti che mancano per mettere in atto un’offerta adeguata per i bambini e i ragazzi dai 3 anni in su. “Il decreto ignora completamente la fascia della scuola dell’infanzia (3-6 anni) il cui calendario termina il 30 giugno. Il Ministero dovrebbe quanto meno decidere la chiusura in anticipo delle scuole o, ancora meglio, consentire di far tornare i bambini nelle proprie classi – sottolinea l’assessore -. Il Comune è pronto a mettere a disposizione tutti gli spazi pubblici, ma far tornare i bambini e i ragazzi a scuola almeno per queste ultime settimane sarebbe doveroso, dal momento che tutte le altre attività sono riprese. Questo dipende però dal Ministero e chiediamo al Governo, da settimane, un segnale in questa direzione”.

Altra incognita resta quella delle risorse: “Il bando per l’Estate Ragazzi è stato fatto a dicembre 2019, prima dell’emergenza Coronavirus. Potremmo attenerci a quello e il lavoro sarebbe già fatto, ma credo che dovremmo essere messi in condizione di fare di più – sottolinea l’assessore -. Il Governo ha annunciato risorse per i campi estivi da destinare ai Comuni, soldi che permetterebbero di abbassare i costi per le famiglie. A oggi non sappiamo nemmeno l’entità di queste risorse ed è facile capire come sia quindi impossibile prendere provvedimenti adeguati con questa poca chiarezza”. L’assessore ricorda anche come le ‘linee guida’ per l’organizzazione dei campi estivi non siano dettate dal Comune, ma già previste nel decreto del Governo: “Da parte nostra resta comunque la convinzione che in un Paese in cui siamo in grado di portare in sicurezza i lavoratori nelle fabbriche e i clienti nei ristoranti, dobbiamo essere anche in grado di riportare gli studenti nelle scuole. La scuola è un pilastro fondamentale della nostra comunità, è formazione, crescita, socialità, inclusione. Dobbiamo almeno provarci, il Governo non può continuare a ignorare i nostri bambini e ragazzi”.

“Il fallimento totale è senza dubbio la scuola che resta chiusa”: anche il presidente della Regione Enrico Rossi interviene sull’argomento, con un post sulla sua pagina Facebook, fortemente critico nei confronti dell’esecutivo: “Tutto è stato aperto sulla base della spinta politica e della pressione delle categorie. Persino la formazione che è gestita dai privati riaprirà, fuorché la scuola, il luogo per eccellenza pubblico della istruzione e della educazione su basi egualitarie. Forse se la scuola fosse stata privata, il governo avrebbe ceduto agli interessi di categoria – scrive il Governatore della Toscana -. Ma siccome la scuola, grazie alla nostra Costituzione, non è privata, allora non interessa. Non resta che dire povera scuola; se non ci sarà la lotta degli insegnanti e dei genitori e dei ragazzi e se non ci sarà un partito, vorrei fosse il PD, in grado di tradurla in politiche concrete.”.

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