8 Giugno 2020

Sciopero della scuola, i sindacati: “Prato rischia di ripartire con le classi pollaio”


Prato rischia più di altre realtà di ripartire a settembre con le “classi pollaio”, composte di 30 o addirittura 31 studenti. L’allarme arriva dai sindacati della scuola di Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda, che oggi, ultimo giorno di scuola, hanno proclamato lo sciopero nazionale per protestare contro le politiche con cui il governo sta pensando di far ripartire le lezioni a settembre, dopo gli ultimi tre mesi di chusura dei plessi innescati dal coronavirus.
Nessuna assunzione straordinaria di docenti e personale Ata, nessuna certezza sul fronte dell’edilizia scolastica. Scenari appena abbozzati quali la didattica a distanza alternata a quella in presenza, i divisori in plexiglass fra i banchi, le lezioni all’aperto o in luoghi come cinema, teatri o musei. Una situazione di incertezza, a un paio di mesi dall’avvio del nuovo anno scolastico, che già sta mettendo alla prova il personale chiamato nei prossimi giorni ad assicurare lo svolgimento dell’esame di maturità.

A Prato – denunciano i sindacati – il prossimo anno scolastico ci saranno 575 studenti in più iscritti alle superiori, 112 in più alle medie inferiori, 20 alla scuola d’infanzia e soltanto la scuola primaria avrà una riduzione di 325 bambini. Sul fronte del personale, due anni fa sono stati persi 111 docenti rispetto alla pianta organica; soltanto 68 verranno reinseriti il prossimo anno, con una scopertura di 43 insegnanti. “Questo vorrà dire un ulteriore taglio di classi, e un alto numero di studenti in ciascuna aula” affermano i sindacalisti.

“Da anni lamentiamo carenze di organico e chiediamo che la scuola divenga un tema centrale, ma abbiamo sempre assistito ai tagli: sono passati i governi, ma la scuola è sempre stata il fanalino di coda per gli investimenti; in questa situazione saranno penalizzati i ragazzi già colpiti dalla chiusura delle scuole di questi mesi: gli studenti disabili o coloro che non erano pronti ad affrontare la didattica a distanza a causa del digital divide” – ha affermato Filomena Di Santo della Flc Cgil.
“Prato è in controtendenza da anni e rispetto al resto della Toscana la sua popolazione scolastica aumenta (a Prato ci sono 36.000 bambini e ragazzi in età scolare, ndr); in più è alta l’incidenza di alunni stranieri. A fronte di tutto questo scontiamo un forte ritardo” aggiunge Daniela Scarlata della Cisl scuola, che ricorre ad un paio di esempi per far capire le difficoltà operative nel recepire i protocolli del comitato tecnico scientifico: “Le poche risorse stanziate per la scuola (330 milioni su base nazionale, ndr) dovrebbero servire per la sanificazione dei locali e per acquisire i termoscanner. Ma pensate a come sarà possibile misurare la temperatura ai duemila studenti che devono entrare al Buzzi ogni giorno. Anche se adottassimo gli ingressi scaglionati, quando entrerà l’ultimo studente sarà già arrivata l’ora di far uscire il primo. Un custode, che magari deve già operare su due piani ed è già in difficoltà, dovrebbe inoltre fare anche le pulizie approfondite ad ogni cambio aula”.

“Dopo anni di tagli poteva essere il momento di dare una svolta alla scuola. Pur nella difficoltà del momento, andando in deroga al patto di stabilità e ai vincoli del passato, potevamo aprire ua stagione nuova di investimenti nella scuola ed invece la scuola è stata messa ai margini – afferma Antonio Siragusa della Gilda Unams, che aggiunge: “Tra una settimana io, come molti altri colleghi, saremo impegnati negli esami di maturità; nel mio istituto, al Gramsci Keynes, saremo novanta persone tra docenti, personale di commissione, assistenti amministrativi e collaboratori scolastici. Il comitato tecnico scientifico ha dato indicazioni sul distanziamento sociale, sui dispositivi di protezione, ma si sono dimenticati dettagli importanti. I protocolli sono stati predisposti dalle singole scuole, a pochi giorni dall’insediamento delle commissioni”.

“I comitati tecnico scientifici sono composti da gente che a scuola non c’è mai stata – sbotta Filippo Coralli, vicesegretario regionale dello Snals Confsal -. Da troppo tempo gli operatori della scuola, che la vivono e ci lavorano tutti i giorni, non vengono ascoltati. La risposta che ci viene data adesso è di accontentarsi di organici ridotti e barriere di plexiglass sui banchi. Durante la ricreazione cosa facciamo con i ragazzi? Che prospettiva diamo alla loro istruzione e alle loro famiglie? Questo sciopero non ha niente di corporativo, ma è uno sciopero per gli alunni e per le loro famiglie. Pensiamo anche alle scuole paritarie; qualora dovesse chiuderne anche soltanto una, oltre alla perdita dei posti di lavoro, noi non sapremmo dove mettere gli alunni, visto che la scuola statale non è in grado di assorbirli”.

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