1 Settembre 2020

Ospedale, il 16% dei bambini viene alla luce con parto cesareo: “Ecco come si mantiene la magia del primo incontro tra mamma e neonato”


La vista del bambino, la conoscenza immediata e il contatto fisico tra madre e neonato proprio come avviene durante un parto naturale. Sono gli accorgimenti adottati nel reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale di Prato, anche nei casi di parti cesarei. Circa il 16% dei 1318 bambini nati da gennaio ad agosto 2020 al Santo Stefano (nello stesso periodo del 2019 il totale dei nati ammontava a 1.330) sono venuti alla luce grazie ad un parto cesareo, cui si ricorre quando il parto naturale è impossibile o presenta rischi per la mamma o il nascituro.
Anche quando la nascita stravolge i progetti della futura mamma ed il cesareo è inevitabile, nella struttura di ostetricia e ginecologia del Santo Stefano di Prato (diretta dalla dottoressa Anna Franca Cavaliere, parte del Dipartimento Materno Infantile dell’Azienda Sanitaria diretto dal dottor Marco Pezzati), il team di professionisti sanitari si impegna a rispettare la partecipazione della mamma all’evento della nascita ricreando un ambiente nel quale può vivere tutte le emozioni e sensazioni di questo momento unico: la vista del bambino, la conoscenza, il contatto fisico; proprio come avviene durante un parto naturale.
Il primo incontro con il bebè è un momento indimenticabile, per la prima volta si può vedere il suo viso, sentire il suo vagito, toccarlo ed abbracciarlo. L’équipe di ostetricia e ginecologia, insieme all’équipe di neonatologia e anestesiologia  del Santo Stefano, quando si rende necessaria una “nascita cesarea” ricrea nella Sala operatoria un ambiente confortante e di piena intimità. Se la futura mamma lo desidera può ascoltare un brano musicale. Studi scientifici hanno dimostrato che la musica riduce lo stress e crea un ambiente ad alta potenzialità.
Dopo l’incisione sull’addome, al momento dell’estrazione del bambino, il telo chirurgico che separa il campo operatorio viene abbassato in modo che la mamma possa assistere, momento per momento, alla nascita e non perdere le emozioni del primo incontro con il suo bambino.
Quando il bebè è nato viene appoggiato sul torace della mamma per stabilire il contatto immediato e poi affidato al neonatologo per i controlli; già in queste fasi è favorito anche il contatto pelle a pelle .
A breve anche i papà potranno assistere alla “nascita cesarea”  e vedere sin da subito il proprio figlio, entrando nella sala operatoria dove potranno restare vicino alla propria partner, incoraggiarla e partecipare a un momento così speciale per loro.

“Mi ha sempre colpito il racconto di alcune donne che hanno partorito con il taglio cesareo – commenta la dottoressa Cavaliere – poichè coglievo la loro tristezza quando mi dicevano di essere riuscite a vedere e toccare il loro bambino solo dopo diverse ore dalla nascita e che la prima conoscenza era avvenuta attraverso il racconto dei familiari o con l’immagine di una fotografia. Ho cercato di trovare un modo per permettere alla mamma di partecipare alla nascita del proprio bambino anche in sala operatoria. Abbiamo ricreato l’ambiente della sala parto, la nascita si svolge imitando la dinamica del parto vaginale e permette alla mamma di vedere l’estrazione del bambino dall’utero. E’ il loro primo incontro, un momento indimenticabile. Dopo il bambino viene appoggiato sull’addome in modo che la mamma possa sfiorare la sua pelle e stabilire un contatto. I loro sguardi si sono incontrati, è iniziata la relazione mamma/bambino attraverso un linguaggio universale che abbiamo rispettato anche in sala operatoria.”

Da gennaio ad agosto 2020 nel punto nascita del Santo Stefano i parti sono stati 1.318, un dato in linea con il trend registrato nello stesso periodo lo scorso anno (1.330). I parti sono avvenuti nella maggior parte dei casi con modalità spontanea, solo il 16% con taglio cesareo. E’ quindi confermato, come ormai da anni, un ricorso al taglio cesareo in linea con gli standard nazionali ed internazionali a conferma delle buone pratiche utilizzate nella struttura di ostetricia e ginecologia del Santo Stefano.

La foto in allegato è di Isabella Pratesi donata alla Fondazione AMI Prato

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