10 Novembre 2020

Il vescovo Giovanni scrive a papa Francesco nel quinto anniversario della sua visita in città e fa una promessa: tornare a #farepatti per immaginare una nuova Prato


«Per non sprecare la crisi nata dalla pandemia, bisogna creare nuovi patti di prossimità». È questo l’impegno che il vescovo Giovanni Nerbini prende a nome della Chiesa di Prato con Papa Francesco, in una lettera di saluto e ringraziamento inviatagli in occasione del quinto anniversario della sua visita alla città.

«Cinque anni fa – scrive il presule al Pontefice – la città e la Chiesa che è in Prato l’hanno accolta, ascoltando da Lei parole preziose di esortazione e di speranza, rivolte a una comunità che viveva contraddizioni non ancora sanate e, prima di altre, le sfide della contemporaneità. La città che oggi, con gratitudine, ricorda quel giorno – spiega mons. Nerbini – condivide con il resto del mondo il travaglio di una pandemia che ferisce e sfigura la carne viva di tanti e allarga ancor più quelle fratture sociali, economiche, culturali che già segnavano il volto di tante città e di tante comunità».

Il Vescovo Giovanni rilegge il discorso tenuto dal Pontefice ai pratesi in quella storica mattina del 10 novembre 2015 e richiama il significato di Fratelli tutti: «Proprio la lettura della Sua enciclica, Santità – scrive mons. Nerbini – spinge la Chiesa che è in Prato a tornare alla sua visita di cinque anni fa, a quelle parole, a quell’invito ad essere costruttori di patti: patti fra lavoratori, patti fra cittadini, patti fra comunità, patti fra generazioni, patti fra esseri umani che possano fare della città il luogo in cui vivere come fratelli, come prossimi l’uno per l’altro. Per questo – ecco l’impegno – nella consapevolezza assunta dalle Sue parole profetiche che “peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla”, vogliamo proporre a tutti gli uomini di buona volontà che vivono con noi questo territorio un percorso di confronto, analisi e dibattito: una sorta di laboratorio di idee, intitolato non a caso “#Farepatti”, per immaginare insieme un’altra città possibile».

La Chiesa di Prato vuole proporsi come spazio libero di idee, nella consapevolezza che «Nulla sarà come prima». Mons. Nerbini lo aveva affermato con particolare forza nel pieno della prima emergenza, in occasione dell’Ostensione straordinaria del Sacro Cingolo mariano officiata la sera della festa di San Giuseppe, il 19 marzo: «Molti auspicano piuttosto sbrigativamente che tutto passi in fretta perché tutto torni come prima, com’era nel passato. Laddove invece – aveva affermato in diretta tv – ci è richiesto di guardare in avanti per costruire un futuro nuovo, una nuova comunità».

 

Questa la lettera scritta da monsignor Giovanni Nerbini a papa Francesco

Subscribe
Notificami
guest
1 Comment
Oldest
Newest Most Voted
Inline Feedbacks
View all comments
Marco Giraldi
Marco Giraldi
3 anni fa

La lettera scritta da Monsignor Giovanni Nerbini al Santo Padre nel quinto anniversario della sua visita lampo da noi è pieno di grandi contenuti di fede, solidarietà, rispetto reciproco e lavoro sano. Nella sua lettera il vescovo si è rifatto all’affermazione pronunciata dal Santo Padre durante il suo discorso sul Pulpito del Donatello in cui invitava la nostra città a fare patti fra cittadini, comunità, generazioni, esseri umani così che si forma una città più unita eliminando ogni forma di disuguaglianza sociale rifacendosi alla Parabola del Buon Samaritano narrata dall’evangelista Luca dove a Prato la Diocesi e la Cartitas Diocesana hanno dato vita ad un fondo che porta il nome di questa parabola così da dare un’aiuto a chi si trova nella povertà un fenomeno che non è mai sparito soprattutto a causa della crisi economica mondiale avvenuta nel 2007 ma l’arrivo del Covid 19 ha peggiorato questo fenomeno mettendo in ginocchio la nostra economia del tessile, le piccole imprese, il settore dell’artigianato, i negozi di abbigliamento e tutti coloro che gestivano bar, pub, locali che animavano la città e la movida. Ogni giorno che passa non smettiamo di pregare e sperare di poter uscire da questa epidemia che ha colpito tutto il mondo però com ha ripetuto varie volte il nostro vescovo “Nulla sarà più come prima”. Ciò che intende dire non è quello di fermarsi senza tornare alle nostre abitudini e occupazioni di prima ma dobbiamo farlo con uno spirito diverso dando la priorità alle cose che veramente contano e questo dipende unicamente dalla nostra volontà. Concludo con le parole della Lettera di San Paolo apostolo a Tito della liturgia del giorno che dice: “Viviamo con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo”. Avanti tutta verso il bene e verso la ripresa della nostra città come del mondo intero