Positivi dal 20 ottobre e con i rifiuti ammassati sul terrazzo da due settimane. E’ la storia raccontata da Sandra Vannini, un’ostetrica pratese che assieme al compagno oltre a dovere fronteggiare le difficoltà di essere positivi al coronavirus, stanno anche lottando per farsi portare via la spazzatura da casa. “Da quando abbiamo iniziato la quarantena – racconta – in modo coscienzioso, senza essere stati contattati da nessuno, abbiamo sospeso la raccolta differenziata e abbiamo cominciato a mettere tutto in un unico sacco. Il problema però è che questi sacchi sono poi diventati due, tre, quattro. Ho iniziato quindi a chiamare Alia e il Comune: una segnalazione dietro l’altra. Il risultato? I sacchi sono ancora fuori sul terrazzo, fra pioggia, vento e sporco”.
Mercoledì prossimo scadranno i 21 giorni di quarantena e quindi Vannini e il compagno saranno “liberi”. “Ci sentiamo davvero soli – prosegue – Fra tutti i casini che ci sono quando una famiglia è colpita da questa ‘bestia’, anche la spazzatura diventa davvero un’emergenza solo perché un cittadino ha fatto il suo dovere. Ci dovrebbe essere un minimo di sostegno. E invece niente. Il paradosso è che rischiamo di superare il virus e di ritrovarci ancora con i rifiuti in casa. E poi cosa ce ne facciamo?”.
A spiegare quanto sta accadendo in città è la stessa Alia. “Nelle ultime due settimane c’è stato un vero boom di richieste di attivazione del servizio – spiegano dall’azienda – Senza contare alcuni problemi di comunicazione nel passaggio dei dati da parte del Comune e dell’Asl. Per il servizio abbiamo a disposizione 30 squadre, ognuna formata da una coppia di operatori specializzati nel ritiro dei rifiuti covid. Solo in due giorni ci sono arrivati 800 nominativi dall’Asl in un colpo solo. E’ chiaro che così il sistema va in affanno”.
