Circoli chiusi, l’appello delle Acli di Prato: «Vogliamo continuare a esserci». Al via la campagna tesseramenti 2021


«Noi vogliamo esserci». A dirlo a gran voce sono i circoli Acli di Prato, chiusi da circa quattro mesi così come previsto da Dpcm, che hanno aderito alle «tre giornate dei circoli», la manifestazione promossa da Acli a livello nazionale per richiedere di poter continuare, nel rispetto della sicurezza, a svolgere il proprio ruolo nella comunità. A Prato l’iniziativa si è tenuta al Circolo Giorgio La Pira, presso la parrocchia Gesù Divino Lavoratore.

«Dobbiamo e vogliamo continuare ad esserci – spiega il presidente provinciale delle Acli Agostino Mazzella – I nostri circoli stanno vivendo un momento davvero difficile: sono chiusi da fine ottobre con prospettive di riapertura incerte. Le spese però ci sono e questo sta causando gravi difficoltà economiche. Se la situazione prosegue così, rischiamo di non riuscire a riaprire».

Altra grande difficoltà riguarda la campagna tesseramenti: «è il periodo del rinnovo delle tessere, ma con i circoli chiusi è difficile anche contattare i soci per rinnovare l’invito a rifare la tessera – prosegue Mazzella – A livello nazionale si sta cercando di portare avanti il tesseramento in modalità online, ma essendo nelle prime fasi è tutto molto difficile. La situazione è davvero complicata per tutti i Circoli, che hanno anche un’ulteriore discriminante rispetto alle altre attività: non possono stare aperti neanche per l’asporto». Questo il video della campagna regionale per il tesseramento.

Due le richieste principali dei circoli Acli: che il Fondo straordinario per il sostegno degli enti del Terzo settore sia incrementato di almeno 300 milioni; dove, nelle zone gialle, sono aperte attività commerciali profit lo siano anche le analoghe attività di somministrazione delle Acli, essenziali per restare in piedi e ripartire appieno quando sarà possibile. «Dobbiamo continuare ad esserci – si legge nel manifesto dei circoli Acli – Accanto alla gente, a chi è obbligato in casa, a chi è più privato dei propri diritti. Dobbiamo esserci urgentemente per esercitare ancora il nostro ruolo di presidio sociale. Nessuno chiede di essere aperti dove la salute viene messa a rischio, ma di non essere discriminati».

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