18 Marzo 2021

Lo sciopero della Dad, alunni delle superiori contro la didattica a distanza: “Ennesimo oltraggio al diritto di studio”


Uno sciopero contro la Didattica a distanza: centinaia di studenti delle scuole superiori pratesi, chiuse da lunedi scorso per l’istituzione della zona rossa provinciale, stamani non si sono connessi alla lezione on line in segno di protesta. Ad indire lo sciopero è stata la Rete degli Studenti Medi, i quali dalle 9 alle 11, hanno sfruttato la piattaforma meet – la stessa usata in Dad – per un organizzare un’assemblea sui problemi della scuola.
“Non ci aspettavamo la partecipazione di così tante persone – spiega la coordinatrice della Rete Studenti Medi di Prato Marta Fattori – in pochi minuti abbiamo raggiunto il numero massimo dei 100 partecipanti alla riunione. Ci siamo attivati per organizzare in contemporanea una seconda riunione e così altri 40 studenti sono riusciti a collegarsi, ma molti degli interessati non hanno visto la nuova classe e li abbiamo perso con il cambio di link”.
A distanza di un anno dalla prima chiusura delle scuole causa Covid, il ritorno alla didattica a distanza – stabilito dal dpcm del governo Draghi per gli istituti in zone rosse – è visto dagli studenti delle superiori come “l’ennesimo oltraggio al diritto allo studio, calpestato più e più volte nell’ultimo anno”.

“Prima di arrivare allo sciopero – spiega Marta Fattori – abbiamo fatto diverse riunioni con la Rete Studenti Medi della Toscana per analizzare la situazione che si è venuta a creare con l’impiego della didattica a distanza nell’ultimo anno. Abbiamo capito che la Dad non è un metodo efficace, crea maggiori diseguaglianze e problemi dal punto di vista psicologico; si perde inoltre il rapporto umano con i professori e la fiducia che si può instaurare tra docenti e alunni in presenza. Abbiamo capito che la dad non può funzionare e che noi studenti abbiamo bisogno della scuola in presenza”.

La richiesta del ritorno alle lezioni sui banchi, in nome del diritto allo studio, ma anche tutelando il diritto alla salute, sarà portata avanti anche con altre iniziative, fra cui una manifestazione pubblica in via di definizione. “La chiusura delle scuole poteva essere una soluzione capibile a marzo 2020; il fatto che a marzo 2021 ci si trovi nella stessa situazione vuol dire che le misure adottate non sono bastate. La pandemia ha evidenziato i problemi strutturali con cui la scuola convive da anni: trasporti inefficienti, classi pollaio, edilizia inadeguata e mancanza di docenti. Anche a Prato all’inizio di quest’anno scolastico abbiamo assistito all’accorpamento di classi con la formazione di classi di 30 alunni, nelle quali è impossibile rispettare il distanziamento”.

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