20 Marzo 2021

Manifestazione in piazza del Comune dei 65 dipendenti Texprint contro il Si Cobas: “A causa della loro protesta violenta rischiamo il posto di lavoro nel silenzio delle istituzioni”


“La Repubblica Italiana riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e a noi 65 dipendenti della Texprint questo diritto è negato. Da due mesi siamo ostaggio di violenza dei manifestanti e ignavia delle istituzioni. Il nostro diritto è negato da 15 scioperanti (se così li vogliamo chiamare) che bloccano i furgoni che trasportano il nostro lavoro”.
E’ la denuncia dei dipendenti della stamperia di via Sabadell, non iscritti al Si Cobas, che oggi pomeriggio sono scesi in piazza del Comune per manifestare il loro disagio e il loro punto di vista sullo sciopero con presidio permanente organizzato da due mesi dal Si Cobas, cui sono iscritti una quindicina di operai dell’azienda.
I circa 50 lavoratori Texprint scesi in piazza oggi hanno censurato le modalità adottate durante il picchetto permanente dai manifestanti del Si Cobas, definite violente ed intimidatorie.
“Stiamo denunciando da due mesi le ispezioni subite, le ore passate in auto in attesa del permesso di uscire, gli insulti ricevuti, le violenze fisiche e psicologiche subite…da due mesi siamo ignorati!” è scritto nel volantino distribuito ai passanti e letto da un’impiegata di origini cinesi, l’unica che ha preso la parola (nel  video sotto).
Tutti i lavoratori presenti hanno indossato casacche e mostrato striscioni con gli slogan: “Lasciateci in pace e lasciateci lavorare”, “Diritto al lavoro”, “Vogliamo lavorare”.
Quasi impossibile estrapolare altre parole ai lavoratori, che ci tengono a sottolineare come la manifestazione di oggi, diversamente da quanto sostenuto dal Si Cobas, non sia stata organizzata dall’azienda.

La Texprint ieri ha comunicato l’apertura della cassa integrazione per 53 persone a causa dell’impossibilità di far fronte alle commesse, stante il blocco delle merci messo in atto dal Si Cobas.
“I Si Cobas ci offendono definendoci asserviti, diffamano la nostra iniziativa accusandoci di ricevere soldi, ci deridono dicendo che li ringraziamo di nascosto. Luca (Toscano, ndr) urla, accusa, diffama e tutte le istituzioni lo assecondano. Chi è asservito a chi?”.

Se il primo “bersaglio” dei 65 lavoratori Texprint sono i manifestanti Si Cobas, il secondo destinatario della loro rabbia sono le istituzioni. “Per Comune, Provincia, Regione noi siamo inesistenti! Ci rispondono:’State tranquilli, stiamo monitorando la situazione! Noi non neghiamo il sacrosanto diritto di sciopero (queste azioni non lo sono) ma rivendichiamo il nostro diritto al lavoro”.
“Le istituzioni permettono un bivacco 24 ore su 24, che viola le più elementari norme igieniche e sanitarie (sciopero = Covid free?). Ci sono topi che escono dalle tende, frutta e cibo appoggiati per terra dove fino a qualche giorno fa i manifestanti andavano a pisciare. Sputi per terra, distanziamento inesistente. Mascherine alzate solo se si devono fare le riprese da postare. Noi dipendenti che chiediamo di lavorare siamo obbligati a passare di lì a piedi, ogni giorno, per essere umiliati, insultati, offesi. I Si Cobas ci accusano di non metterci la faccia, noi ci mettiamo la faccia tutti i giorni passando dal picchetto”.

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