29 Marzo 2021

Tessile Prato, Capecchi (FdI): “Serve tutela delle lavorazioni artigiane, si incentivi l’economia circolare”


“La Toscana è artigianato, è la sapienza e l’esperienza di uomini e donne che tramandano una tradizione e una lavorazione in particolare del settore moda che tutto il mondo ci invidia. Prato è la culla delle filature, della lavorazione dei tessuti e della lavorazione della lana cardata, un esempio di arte antica che oggi più che mai va salvaguardata in quanto esempio di sostenibilità nella filiera del tessile”. Così il consigliere regionale di Fratelli d’Italia Alessandro Capecchi.

“Fratelli d’Italia ha presentato diverse mozioni in consiglio regionale a sostegno delle attività produttive, in particolare sulla promozione delle attività di artigianato tradizionali e artistiche della Toscana tramite progetti e iniziative rivolti agli studenti delle scuole elementari e medie e una, approvata lo scorso gennaio, con cui si impegna la giunta regionale a riconoscere la necessità di sostenere la filiera toscana della moda”, sottolinea Capecchi.

“Il settore moda è certamente vasto e centrale per l’economia territoriale e merita il degno riconoscimento e la giusta attenzione da parte delle istituzioni. Prato, in particolare, è sinonimo di grande qualità nella lavorazione del tessuto ed è in grado di offrire una filiera ‘green’ tramite l’economia circolare. Una particolarità tutta pratese quella di saper creare un tessuto tutto nuovo da fibre di tessuti di scarto. Servono dunque norme adeguate per favorire il recupero degli scarti tessili – aggiunge Capecchi – in questo senso è importante salvare e tutelare lavorazioni artigianali come la lana cardata, che recupera e rigenera il tessuto, e sostenere e incentivare l’economia circolare. In tutto ciò alla Regione spetta un ruolo preponderante, altrimenti si dichiara di volere una ‘Toscana green’ solo a parole e di voler essere a fianco delle imprese mentre queste sono in grande sofferenza. Serve un sostegno concreto a tutela delle nostre eccellenze, altrimenti il rischio è quello di condannarle a morte” conclude Capecchi.

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