17 Aprile 2021

Covid, un gruppo di ricerca pratese sperimenta una cura per bloccare l’aggravamento dei malati lievi non ricoverati


Prevenire l’aggravamento del Covid nelle persone che hanno contratto la malattia in forma lieve e non sono ricoverati in ospedale. È quello che sta sperimentando un gruppo di ricerca formato da professionisti della sanità territoriale e ospedaliera di Prato. L’Asl fa sapere che il trattamento è in fase avanzata e si basa su l’utilizzo di due farmaci in uso da moltissimi anni somministrati in forma combinata. Da qui è nato uno studio che ha l’obiettivo di valutare l’efficacia di questa cura nei pazienti affetti da Codid in forma lieve che ricevono tale trattamento a domicilio da parte di un medico di medicina generale o delle squadre Usca.

“Ho partecipato con entusiasmo al progetto mettendo a disposizione di tutti la mia esperienza negli studi clinici e contribuendo attraverso la stesura del protocollo terapeutico – commenta Fabrizio Cantini, direttore di reumatologia dell’ospedale Santo Stefano -. Lo scopo è quello di cercare di impedire che la malattia evolva verso la forma più severa. Se la sperimentazione darà i frutti sperati quali la riduzione di almeno del 10% dei casi con progressione verso la forma severa di malattia e di conseguenza la riduzione del numero dei ricoveri, ne deriveranno ovvi vantaggi per i pazienti e per le strutture sanitarie”.

Il progetto è supportato dalla Regione Toscana e dalla direzione generale dell’Azienda Sanitaria, partecipano l’Agenzia Regionale di Sanità, i medici di medicina generale ed i medici Usca.

Fanno parte del gruppo per la sperimentazione Daniela Matarrese direttore sanitario dell’ospedale di Prato; Fabrizio Cantini, direttore reumatologia; Donatella Aquilini, direttore malattie infettive; Patrizio Goti, direttore pneumologia; Massimo Di Natale, direttore medicina interna II; Mauro Ruggeri presidente Simg (Società Italiana medici di medicina generale e coordinatore AFT); Laura Tattini, coordinatore servizi sanitari territoriali Zona Pratese; Fabrizio Gemmi, coordinatore osservatorio per la qualità ARS; Annalisa Landi referente USCA, Dante Mondanelli, vicepresidente ordine dei medici di Prato; Elettra Pellegrino, medico della direzione sanitaria del Santo Stefano.

“Sto sostenendo questo progetto con grande convinzione fin dall’inizio – sottolinea la consigliera regionale Ilaria Bugetti – è un ulteriore importante tassello che si aggiunge a tutto ciò che può aiutare nella ricerca per trovare soluzioni nel contrastare il virus e che conferma le grandi competenze presenti sul nostro territorio. A Prato abbiamo un gruppo di grandi professionisti che si contraddistinguono nella ricerca e sperimentazione”.

Solo dopo la validazione da parte del Comitato Etico la sperimentazione clinica potrà prendere avvio.

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