16 Aprile 2021

Ictus: a Prato +29% pazienti sottoposti a trattamento acuto


Durante la pandemia l’ospedale Santo Stefano di Prato ha incrementato il numero di pazienti sottoposti al trattamento acuto di trombolisi a causa dell’ictus. Lo rende noto l’Asl Toscana centro. Nell’ictus il fattore tempo è fondamentale perché la terapia in fase acuta è applicabile solo entro le prime ore dai sintomi, sottolinea l’Asl in una nota, e prevede un trattamento medico ed un intervento endovascolare che può essere effettuato solo in centri di comprovata esperienza. Questa patologia rappresenta la principale causa di disabilità permanente nell’adulto/anziano, la seconda causa di demenza e la terza causa di morte nella popolazione (l’11%).

In Toscana i casi incidenti di ictus sono circa 10mila ogni anno, di cui l’80% ischemici ed i restanti emorragici, con costi diretti stimati di circa 280 milioni di euro ogni anno. Al Santo Stefano di Prato nel 2020 sono stati effettuati 126 trattamenti nella fase acuta su 380 ictus ischemici in pazienti che sono stati ricoverati. Il trend in aumento del numero dei trattamenti in fase acuta si è mantenuto nonostante l’emergenza sanitaria. Lo scorso anno sono stati effettuati il 29% di trattamenti in più rispetto al 2019 grazie ad un percorso organizzativo che ha garantito l’assistenza all’ictus contemporaneamente a quella per il Covid.

“L’infezione da Covid, determinando un aumento della coagulabilità del sangue, comporta un rischio di ictus ischemico, con una frequenza che raggiunge il numero di 8 pazienti su 100 affetti da Covid – sottolinea Alba Caruso, neurologa del Santo Stefano -. Inoltre, gli ictus che avvengono nei soggetti colpiti da questa malattia infettiva sono di maggiore gravità rispetto a quelli dei soggetti non Covid”.

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