3 Aprile 2021

Lavoro e contagi, Pancini “Serve verifica su applicazione protocolli sicurezza”


«Il virus a Prato corre anche nei luoghi di lavoro. A certificarlo ci sono i dati». La preoccupazione di Lorenzo Pancini, segretario generale della Cgil di Prato, trova riscontro nei numeri forniti dall’Inail sui primi due mesi dell’anno: a gennaio e febbraio le denunce di infortuni sul lavoro causa Covid-19 sono state 84 (+5,8% rispetto a dicembre 2020), facendo salire a 795 quelle totali dal 1 gennaio 2020, ed hanno coinvolto 690 donne e 185 uomini; Prato è la terza provincia per incidenza percentuale (9,7%) sul totale dei casi toscani registrati nel periodo 1 gennaio 2020 – 28 febbraio 2021 (8.244), preceduta da Firenze e Pisa.

«Bisogna ancorarsi ai fatti – aggiunge Pancini –, non è possibile una serie di reazioni astratte a quelle che sono legittime azioni di verifica delle autorità sanitarie, che non credo abbiano intensificato i controlli per il gusto di farlo. E’ vero che Prato, con la più alta incidenza di contagi in Italia su 100 mila abitanti, è inserita in un’area a forte mobilità di persone e merci, ma questo non giustifica ignorare il fenomeno di una circolazione del virus che non si ferma certo agli ingressi dei luoghi di lavoro, come attestato da Inail e Asl. Anzi l’intensità dei contagi, stando sempre al report Inail, è in aumento, peraltro in tutte le province toscane».

«A livello nazionale – prosegue il segretario generale della Cgil di Prato – è già aperto un tavolo, a cui le associazioni datoriali paiono tentare di sottrarsi, con organizzazioni sindacali e governo per una nuova versione dei protocolli dell’aprile 2020, con l’esecutivo che si è dichiarato pronto ad un provvedimento legislativo. Un nuovo incontro è fissato dopo Pasqua. Credo che una verifica puntuale sull’applicazione dei protocolli vada fatta quanto prima anche a Prato, con le associazioni degli imprenditori. Come ritengo necessario che si apra rapidamente un tavolo di confronto con Asl e Inail, partendo dall’analisi della mappatura dei contagi in possesso degli istituti, che potrebbe aiutare, in modo mirato, anche la nostra azione di verifica e tutela. Probabilmente, dopo il lockdown dello scorso anno, c’è stato un allentamento. Ma come abbiamo ribadito più volte, la salute pubblica, e la salute dei lavoratori e nei luoghi di lavoro, sono la condizione per riprendere la crescita produttiva. I lunghi mesi di pandemia si sono incaricati di smentire il contrario: senza salute non c’è crescita né sviluppo economico».

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