17 Maggio 2021

Cibo, bevande calde e sorrisi: decine di senzatetto aiutati dagli ‘Angeli del freddo’ della Croce d’Oro. “Stiamo al fianco di chi è meno fortunato”


Quattro volontari impiegati ogni sera, oltre a due autisti per altrettanti mezzi sociali. E poi 54 uscite nell’arco di sei mesi, oltre 500 bottiglie d’acqua consegnate, 350 bustine di tè, 540 pacchi di biscotti, 80 litri di latte e 16 chili di zucchero. Sono solo alcuni dei numeri del servizio ‘Emergenza freddo’ portato avanti da metà ottobre a metà maggio dalla Croce d’Oro di Prato. Ieri si è tenuta l’uscita conclusiva da parte dei volontari dell’associazione di via Niccoli che dall’autunno 2020 alla primavera 2021 per due volte a settimana hanno dato un sostegno a tutte quelle persone dormono per strada.

Gli ‘angeli del freddo’ nel corso di questi mesi hanno portato un aiuto concreto ai senzatetto, assicurandogli coperte, cibo e bevande calde. Ma soprattutto hanno instaurato un dialogo con queste persone che vivono una condizione di marginalità, regalandogli un sorriso e riuscendo in alcuni casi a instradarli verso i dormitori.

I volontari per mesi si sono ritrovati dopo cena in via Niccoli, hanno iniziato a preparare sacchetti, bustine e bevande calde, e poi dalle 22 fino a notte inoltrata hanno aiutato ogni singola persona individuata o segnalata dalla comunità. Un servizio capillare, per la cui efficacia è stato fondamentale anche il contributo dei pratesi nelle donazioni e nell’indicare le persone bisognose.

“E’ stata un’esperienza molto positiva” commenta il presidente della Croce d’Oro di Prato, Alessandro Coveri. “Prima di tutto voglio ringraziare ogni singolo volontario per l’impegno che ha dedicato all’associazione e alla comunità. Si tratta di un servizio nato su proposta degli stessi volontari che volevano garantire un primo aiuto alle persone bisognose”.

Adesso l’emergenza freddo è terminata, ma l’impegno della Croce d’Oro non si ferma. “Ci attiveremo per altri servizi legati al sociale e per stare a fianco di chi è meno fortunato” conclude Coveri.

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