25 Maggio 2021

Nel tessile, infortunati sul lavoro solo l’1,6% degli assicurati Inail. Confindustria: “Dati più bassi delle medie regionali e nazionali”


Nella media del quinquennio 2015-2019 nelle aziende tessili di Prato soltanto l’1,6% dei lavoratori assicurati ha subito un infortunio sul lavoro. In questo periodo gli infortuni annui sono infatti 255, a fronte di 16.109 assicurati Inail. Se si escludono gli infortuni in itinere (quelli lungo il tragitto casa-lavoro), si scende a 206 infortuni denunciati. Si tratta di dati più bassi rispetto alla media nazionale e regionale: il tessile pratese si evidenzia come un settore con denunce di infortunio più contenute rispetto al resto del manifatturiero (4,4% in Italia, 1,7% rispetto a 4,2% in Toscana).

Il report, che ha per fonte i dati Inail, è stato elaborato da Confindustria Toscana Nord, dopo il servizio di Piazza Pulita, andato in onda giovedi scorso su La 7, in cui prendendo spunto dall’incidente in cui ha perso la vita Luana D’Orazio, si dipingeva l’intero distretto tessile di Prato retto su sfruttamento e illegalità.
Una generalizzazione contro la quale hanno preso posizione, nei giorni scorsi, istituzioni e associazioni di categoria.

“L’onda emotiva che ha fatto seguito alle tragedie sul lavoro verificatesi a Prato negli ultimi mesi ha provocato un terremoto anche nella percezione che del distretto si ha sia all’esterno sia perfino al suo interno” scrivono in una nota gli industriali. “Il caso-Piazza Pulita – continua Confindustria Toscana Nord – è stato particolarmente grave a causa delle inaccettabili generalizzazioni che hanno portato – salvo poi passi indietro dell’emittente, cui Confindustria Toscana Nord ha prospettato anche una possibile querela – a definire il distretto come basato sullo sfruttamento. Ma in generale, anche al di là di questo, la reputazione del territorio ha subito un colpo tanto duro quanto ingiustificato, come dimostrano i numeri sugli infortuni”.
“Quello che emerge dai dati Inail del quinquennio 2015-2019 – prosegue l’associazione – racconta per Prato, e in particolare per il tessile, una storia ben diversa da quella che da troppe parti si è voluta rappresentare in questi giorni”.
Gli infortuni sul lavoro denunciati all’Inail nella provincia di Prato (tutti gli infortuni, compresi quelli ‘in itinere’, cioè avvenuti durante il tragitto per recarsi al lavoro) per il totale delle attività manifatturiere e di servizi sono stati nel quinquennio in media il 5,2% sui lavoratori assicurati. Limitandosi al solo settore manifatturiero la media del quinquennio provinciale scende a 2,5%: un risultato già molto buono che si contrae ancora se si considera il solo settore tessile, per il quale Prato presenta una media di 1,6% denunce di infortunio sul totale dei lavoratori assicurati. In valori assoluti – sempre ragionando sulle medie del quinquennio – sui 16.109 assicurati Inail del tessile della provincia di Prato le denunce annue complessive sono 255; escludendo gli infortuni in itinere, si scende ancora a 206.
Circa la gravità degli incidenti, nel quinquennio quelli non in itinere con esito purtroppo mortale sono stati nel manifatturiero due, uno dei quali nel tessile (il dato comprende solo i decessi sul lavoro già definiti come tali dall’Inail: è possibile che vi siano procedimenti giudiziari ancora in corso che potrebbero farne aumentare il numero).

Il tessile peraltro si evidenzia anche a livello nazionale e regionale come un settore con denunce di infortunio più contenute rispetto al resto del manifatturiero (1,7% rispetto al 4,4% in Italia, 1,7% rispetto a 4,2% in Toscana): Prato è quindi in linea con il dato italiano e toscano riguardo al tessile. Quest’ultimo, poi, con la sua forte concentrazione nel territorio pratese contribuisce in maniera decisiva a tenere basso il dato generale del manifatturiero provinciale con il già citato 2,5% di denunce sul totale degli assicurati.

“Non vogliamo assolutamente minimizzare il problema sicurezza a Prato, né nel tessile né in altri settori – commenta il vicepresidente di Confindustria Toscana Nord Francesco Marini – ma solo difendere il buon nome del nostro distretto e non vederlo denigrato come se fosse un inferno dantesco. Non è così e i dati lo dimostrano. Metteremo questi dati a disposizione dei soci perché sappiano cosa rispondere di fronte ad accuse infamanti e generalizzate come quelle a cui abbiamo assistito. La nostra associazione lavora intensamente su questo piano con informativa, consulenza, assistenza e con un’attività di formazione che ha coinvolto nel 2019 2000 persone e che ha continuato a funzionare anche nel 2020, formando altre 1700 persone. Chi opera correttamente crede che la sicurezza sia un dovere sul piano umano ma anche su quello imprenditoriale, dato che la reputazione aziendale è fondamentale. Chi si pone in un’ottica diversa, infrange le regole e delinque deve essere individuato e sanzionato.”

“Il tessile nel suo complesso non ha niente di cui vergognarsi né a Prato né in Italia – aggiunge il presidente della sezione Sistema moda di Confindustria Toscana Nord Maurizio Sarti -. Pur senza rivolgere accuse a nessuno per gli ultimi incidenti, per i quali sono in corso le indagini giudiziarie, dobbiamo constatare una volta di più come eventi negativi e situazioni critiche gettino discredito su tutto il sistema. Così gli sforzi fatti dal tessile pratese nell’innovazione, nella sostenibilità, nella crescita delle competenze rischiano di essere vanificati: questo non è giusto. Noi soffriamo già, ormai da decenni, la cattiva fama di distretto dell’irregolarità cinese. Per inciso il settore abbigliamento pratese, con i suoi oltre 10.200 assicurati ha denunciato in media nel quinquennio 2015-2019 18 infortuni l’anno, al netto di quelli in itinere che sono altri 9. E’ un settore con un livello di rischio indubbiamente molto inferiore al tessile, però è un dato credibile? E che dire dei contratti di lavoro, che nell’abbigliamento sono per oltre il 70% a part time, quando il dato italiano del settore è al 40% e il tessile è, a Prato e in Italia, intorno al 20%? E’ ora che a Prato vengano compiute operazioni forti e incisive per reprimere gli abusi. Che si tratti di incidenti gravi o di illegalità, e indipendentemente che si parli di italiani o di persone di altre provenienza, quando emergono dei problemi a rimetterci è la reputazione delle aziende perbene. Continueremo a far pressione sulle autorità perché a Prato i controlli siano sempre più efficaci.”

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