22 Luglio 2021

Il Covid non ferma l’Opera Santa Rita: aperti tre nuovi servizi


«Il Santa Rita non ha mai chiuso. Con tutte le limitazioni del caso, anche laddove ha dovuto rallentare la propria corsa, ha proseguito in maniera efficace le proprie attività, senza lasciare indietro nessuno». Così il presidente Roberto Macrì presenta il bilancio sociale 2020 della Fondazione Opera Santa Rita, struttura ben radicata sul territorio, che ha saputo adeguarsi alle nuove esigenze e ai nuovi bisogni dettati dalla pandemia. Nel 2020 sono aumentati i beneficiari, sono cambiate le modalità di intervento, che hanno dovuto necessariamente fare i conti con le normative anticontagio vigenti, ma non è mai venuto meno il ruolo primario della Fondazione di supporto e sostegno ai soggetti in difficoltà.

La Fondazione non solo non si è mai fermata, ma ha addirittura aperto tre nuovi servizi. Ha preso, infatti, il via il progetto di co-housing sociale «Dopo di noi più abilità», che vede coinvolti quattro ragazzi con disturbo dello spettro autistico, che durante la giornata frequentano i loro centri diurni e nel pomeriggio rientrano a casa, dove svolgono tutte le attività che riguardano la gestione di un appartamento. È stato aperto un ambulatorio di Neuropsicomotricità nei locali di via Diaz. Da segnalare infine l’apertura della Comunità Madrebimbi blu e Comunità Madrebimbi verde e il loro trasferimento nelle strutture di via Roma 133/P, dove sono presenti due appartamenti che possono ospitare ciascuno cinque mamme con bambini.

Analizzando i dati, nel 2020 sono stati 798 gli utenti che il Santa Rita ha accolto nei propri centri e a cui ha prestato assistenza negli ambulatori o tramite i servizi domiciliari. Negli ultimi cinque anni il numero di utenti presi in carico dalla Fondazione è quasi raddoppiato, soprattutto grazie all’inaugurazione degli ambulatori Autismo e Logopedia. Prezioso il contributo di 173 dipendenti (21% uomini e 79% donne), tutti debitamente formati. Personale composto anche da alcuni professionisti: 5 medici, 6 psicologi e 1 dietista. La Fondazione Opera Santa Rita può contare poi ogni anno su un numero variabile di tirocinanti e volontari (nel 2020 sono stati 18). Da rilevare come dal 2019 al 2020 la percentuale di dipendenti con contratto a tempo indeterminato sia passata dal 77% all’83%. «Di contro, si segnala una difficoltà a reperire operatori specializzati e presto, non solo al Santa Rita ma in generale negli enti che operano nel terzo settore, a questo si sommerà anche il problema degli Oss», spiega Macrì, sottolineando comunque il prezioso impegno profuso da tutti anche nel 2020. «Anche nel periodo più critico, mentre la maggior parte del Paese era chiuso nelle proprie case per proteggersi dal peggio, i nostri operatori, così come tutti i lavoratori del terzo settore, hanno affrontato la sfida quotidianamente senza defezioni, nel silenzio e nella fedeltà alla loro missione, talvolta con il rischio di mettere a repentaglio anche le proprie famiglie».

Sul fronte delle attività, la Fondazione nel 2020 si è dovuta riorganizzare: i centri diurni durante la primavera del 2020 sono stati, infatti, costretti a chiudere, mentre le strutture residenziali hanno proibito gli accessi dall’esterno per proteggere operatori e ospiti. «In ogni caso nelle strutture che si sono dovute fermare sono state attivate le teleriabilitazioni o fatte videochiamate, così da poter lavorare sempre – prosegue Macrì –. Nelle strutture residenziali sono invece state ripensate e rimodulate le attività. Fondamentale poi è stata la collaborazione con i familiari, che ci hanno supportato fin da subito, sacrificando anche la loro normale voglia di abbracciare i propri ragazzi. E nelle nostre strutture non si conta nessun focolaio e soprattutto non ci sono stati casi di soggetti che abbiano subito conseguenze gravi dal contagio né per sé né per i propri familiari».

Guardando infine ai conti, non si segnalano criticità nell’amministrazione economico-finanziaria. «Un bilancio buono, tenuto conto del contesto, che chiude con un pareggio. Prezioso è stato l’apporto di contributi extra, sia pubblici che privati». I costi sono rimasti invariati, mentre si osserva una diminuzione dei ricavi rispetto all’anno precedente del 5% circa, variazione dovuta principalmente al calo delle prestazioni causate dall’emergenza Covid-19: la pandemia ha infatti imposto la sospensione di alcuni servizi e una generale riorganizzazione delle attività. Il Santa Rita non si ferma, lo sguardo è sempre proiettato al domani. Sono numerosi i progetti in ponte per questo 2021, uno fra tutti la realizzazione di un centro polivalente per soggetti autistici nei locali dell’oratorio di Sant’Anna.

Una storia lunga 80 anni. Le origini del Santa Rita, fondazione privata promossa dalla Diocesi di Prato, risalgono al 1934 quando Virginia Frosini, dirigente delle donne di Azione Cattolica di Prato, organizzò un oratorio nel quartiere di San Fabiano. Nel 1935 su richiesta del commissario di Pubblica sicurezza, prese in affitto una piccola casa in via S. Silvestro e vi ospitò una ragazza madre con un bimbo di pochi mesi. Nacque così l’Istituto Santa Rita, oggi Fondazione Opera Santa Rita. La sua missione è quella di assistere persone con gravi problemi di tipo sociale e psicologico o con varie disabilità. Accoglienza, altruismo, uguaglianza, professionalità degli interventi e universalità dei diritti umani, questi i valori fondamentali del Santa Rita. La Fondazione è attiva in tre settori: sanitario, sociale e socio sanitario, ed è presente sul territorio con 21 strutture: Semiconvitto; Comunità di via Roma; Comunità via Campostino; Comunità Galceti; Comunità di via Maggio; Servizio di pronta accoglienza per minori; Comunità di via Clitumno; Centro Primi; Comunità di via Baracca; Centro Meucci; Centro Politano via Bisori; Comunità Le Montagnole; Servizio Educativo Individuale; Centro Politano via Pomeria; Ambulatorio Autismo; Il Coderino; Villa Nesti; Ambulatorio di Logopedia; Ambulatorio di Neuropsicomotricità; Progetto di Co-housing «Dopo di noi più abilità»; Comunità Madrebimbi blu

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