7 Settembre 2021

Morte Luana D’Orazio, i risultati della perizia: l’orditoio girava ad alta velocità

Il tecnico incaricato dalla Procura ha ravvisato che il macchinario stava lavorando ad alta velocità, una fase nella quale le saracinesche devono rimanere abbassate


Girava ad alta velocità, con i cancelli di protezione sollevati, l’orditoio che ha risucchiato Luana D’Orazio, la giovane madre di 22 anni rimasta vittima, il 3 maggio scorso, dell’infortunio sul lavoro all’OrdituraA di Oste. E’ quanto emerge dal lavoro del consulente della Procura, l’ingegner Carlo Gini, che dopo oltre tre mesi e due proroghe, ha depositato oggi la relazione chiamata a dare risposte sulla dinamica dell’incidente e sulla contestata manomissione dei sistemi di protezione dell’orditoio in cui Luana è rimasta schiacciata.

Le operazioni per decifrare i contenuti della scatola nera del macchinario, a cui hanno partecipato anche i periti delle parti, sono state lunghe e complesse. Uno dei quesiti posti dalla Procura, era proprio quello di determinare la fase della lavorazione in atto e la velocità con cui stava girando il macchinario, nel momento in cui Luana è rimasta risucchiata. Il tecnico incaricato dalla Procura ha ravvisato che l’orditoio stava lavorando ad alta velocità, una fase nella quale le saracinesche devono rimanere abbassate.

Tre le persone indagate: Luana Coppini, formale titolare dell’OrdituraA, il marito Daniele Faggi, ritenuto dagli inquirenti l’effettivo amministratore dell’impresa e il tecnico manutentore esterno Mario Cusimano.
I reati ipotizzati sono omicidio colposo e rimozione dolosa delle cautele anti-infortunistiche.
Secondo gli inquirenti, che hanno ascoltato diversi testimoni fra cui gli operai della fabbrica, la disattivazione delle saracinesche era una prassi comune anche ad altri macchinari, finalizzata a velocizzare la produzione.
Tra le verifiche disposte dalla Procura, ci sono proprio delle valutazioni, richieste alla guardia di finanza, per considerare il beneficio economico ed i risparmi di spesa derivanti dalla manomissione dei macchinari.
Altri accertamenti riguardano l’idoneità dell’abbigliamento “anti-incaglio”. Luana, che non indossava divise aziendali, potrebbe essere rimasta impigliata con la propria maglia al macchinario e trascinata all’interno di un vano angusto a ridosso del subbio in rotazione.

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