14 Ottobre 2021

Connivenze dei colletti bianchi e “falle” nei controlli: così proliferano gli illeciti nel distretto delle confezioni

E' quanto ha nuovamente disvelato l'inchiesta su 7 studi professionali, accusati di aver fatto carte false per consentire il rinnovo dei permessi di soggiorno a centinaia di cittadini cinesi


Un “asservimento pienamente consapevole” con l’obiettivo di rispondere alla domanda illecita della clientela cinese, al fine di conseguire “una massimizzazione dei profitti”. E’ il ruolo che il gip attribuisce ai professionisti – gli indagati di sette studi contabili e di consulenza del lavoro – coinvolti nell’inchiesta sui permessi di soggiorno facili, ottenuti con la falsificazione di documenti, traendo in inganno l’ufficio di immigrazione della Questura di Prato. Il falso ideologico per induzione – assieme al favoreggiamento al fine di profitto della permanenza in Italia di stranieri privi del titolo di soggiorno – è uno dei reati contestati nella maxi-inchiesta della Guardia di Finanza di Prato che vede indagate 210 persone. Di questi, 10 sono titolari e soci di studi professionali, otto dei quali sono finiti agli arresti domiciliari o all’obbligo di dimora.
I meccanismi illeciti scoperti dagli inquirenti sono gli stessi emersi in un’altra inchiesta che coinvolse altri studi professionali a Prato nel 2016. Niente di nuovo neppure nel sistema in cui sono proliferate negli anni tante aziende di confezione cinese a Prato: la scelta della forma giuridica della ditta individuale (che può essere gestita con l’apporto di un semplice studio contabile commerciale e/o di un consulente del lavoro abilitato); la decisione di intestare le ditte a prestanomi, passaggio fondamentale per la successiva consumazione di una pluralità di illeciti, fra cui evasione fiscale e contributiva previdenziale. Terzo escamotage adottato la chiusura della ditta individuale entro i 3 anni dall’apertura, ma a volte addirittura dopo il primo anno di vita, per poi riaprire con altra denominazione sociale ed altro prestanome. Un modo, questo, per l’imprenditore occulto di assicurarsi l’impunità a fronte di possibili controlli fiscali, amministrativi e previdenziali, i cui esiti – sotto forma di attivazione di procedure di riscossione coattive – arrivano in media soltanto dopo 51 mesi dalla nascita di un’azienda, da parte dell’agenzia delle Entrate e di 25 mesi da parte dell’Inps. Altro aspetto su cui fare leva è la mole di lavoro gravante sull’ufficio immigrazione della Questura di Prato, che nel 2017 ha trattato quasi 29.000 rinnovi di titoli di soggiorno. A fronte di numeri simili, i controlli sulla regolarità delle domande – come specificato dal gip Pallini nella sua ordinanza – si limitano ad un piano puramente formale. “Tutto ciò – scrive il giudice – ha avuto un diretto effetto nella scelta criminale degli indagati, tra cui i professionisti degli studi contabili e/o di consulenza (…), i quali, hanno “lavorato” illegalmente esclusivamente od in prevalenza per cittadini della comunità cinese, evidentemente ben consapevoli del fatto che le strutture istituzionali pratesi non sarebbero state in grado di svolgere
una verifica penetrante su quanta attestato nei documenti da loro confezionati o comunque un controllo che fosse andato oltre il mero dato della verifica formale”.

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