1 Ottobre 2021

Costi energia per il distretto: aumenti fino al 200%. Gli industriali: “I brand della moda se ne facciano carico”

Secondo una stima di Confindustria Toscana Nord nel 2022 le bollette del gas per le imprese cresceranno del 200% e il costo dell'energia elettrica crescerà del 51,9%


E’ allarme rosso nel distretto tessile di Prato per l’esplosione del costo dell’energia. Secondo una stima di Confindustria Toscana Nord, rispetto a quest’anno, nel 2022 le bollette del gas per le imprese cresceranno del 200% e il costo dell’energia elettrica crescerà del 51,9% (dati che comprendono i costi della componente primaria, del trasporto, oneri di sistema e accise). Un’impennata dei prezzi che getta un’ombra molto pesante sulla ripresa economica in questa fase di uscita dalla pandemia. Anche tutti i combustibili e le materie prime – peraltro spesso non facili da reperire – stanno avendo dinamiche simili, cui si sommano difficoltà logistiche e imponenti incrementi dei prezzi dei trasporti.


L’aumento di costi, fra i più forti della storia recente, impatta in prima battuta sulle lavorazioni con forte consumo energetico: filature, tessiture, tintorie e rifinizioni, oltre a tutte le fasi concentrate prevalentemente nel mondo artigiano, dalle stesse tessiture a – fra le altre – orditure, roccature, ritorciture.
Ma se il problema costi si abbatte ovunque ci siano macchine (particolarmente dove oltre all’energia elettrica si utilizza gas metano), la sezione Sistema moda di Confindustria Toscana Nord è concorde nell’affermare che gli aggravi sulle lavorazioni non possono essere solo a carico di queste, ma è tutta la filiera, fino ai brand compresi, che deve sentirli come propri.

In un campione di filature e tessiture industriali – interessate dalla sola energia elettrica – l’incidenza media della voce energia sul totale dei costi di bilancio degli ultimi anni – prima quindi degli attuali aumenti – varia tra 10% e 14,2%.
Nel caso della nobilitazione (tintorie in fiocco, tintorie filati, tintorie e rifinizioni in pezza, tintorie in capo) l’incidenza del gas, sempre nel campione di imprese analizzato, varia tra il 5,3% e il 10,9% mentre quella dell’energia elettrica tra il 3,9% e il 5,8%.

“Quelle colpite direttamente dai rincari sono aziende che, oltretutto, hanno talvolta una marginalità ridotta, come hanno evidenziato i vari rapporti che abbiamo prodotto negli anni sui bilanci aziendali – commenta Maurizio Sarti, presidente della sezione Sistema moda di Confindustria Toscana Nord -. Un problema, questo, verosimilmente riscontrabile anche nelle imprese più piccole. E’ impensabile che le lavorazioni conto terzi, industriali o artigiane che siano, possano fronteggiare da sole questo tsunami, ed è altrettanto impensabile che siano i soli committenti interni al distretto a farsi carico di questi aggravi: né Prato né, ritengo, il tessile italiano possono assorbire colpi del genere. Occorre che anche i clienti dei lanifici, i produttori di abbigliamento nazionali e internazionali, sentano questo problema come proprio. A loro dico: non chiedete sconti, ma fate un po’ di calcoli, come li abbiamo fatti noi. Il vostro successo dipende anche dal lavoro della filiera: rispettatelo. Anche le associazioni delle imprese finali dovrebbero essere consapevoli di questo: le stiamo sensibilizzando, confido nella loro attenzione”.

“Se tutta la filiera pratese è in trincea, in prima linea ci sono le imprese conto terzi – osserva Sauro Guerri, coordinatore del gruppo Nobilitazione tessile e lavorazioni della sezione Sistema moda di Confindustria Toscana Nord -. L’entità degli aumenti è tale che solo il mercato stesso nel suo complesso può assorbirla: non c’è nient’altro che tenga, né investimenti sulle rinnovabili, che pure molte aziende hanno fatto, né sgravi sugli oneri di sistema, peraltro limitatissimi e circoscritti, per la sola energia elettrica, alle aziende più piccole. Anzi, proprio dalla componente della bolletta energetica diversa dalla voce primaria potrebbe arrivare per la nobilitazione tessile un’altra mazzata. Il problema del mancato riconoscimento dello status di energivore per tintorie e rifinizioni, emerso nel 2018, è stato finora almeno in parte neutralizzato. Gli sgravi assicurati dallo status di azienda energivora venivano applicati comunque a chi ne avesse goduto in precedenza. Ma a fine anno scadono le norme attualmente in vigore e le linee guida europee pubblicate a luglio non menzionano la possibilità di questo ‘effetto trascinamento’ per gli sgravi fiscali. Stiamo bussando a tutte le porte, italiane ed europee, per dire che se quelle linee guida dovessero tradursi in regole effettive si creerebbe un’inconcepibile disparità di trattamento fra filiere, italiane e non. I due fronti sono quelli delle filiere in cui la fase di nobilitazione è integrata nella produzione tessile e viceversa delle filiere, Prato in primis, in cui non è così: le prime godrebbero di un vantaggio competitivo precluso alle seconde. Vantaggio che per le imprese pratesi si calcola a cinque cifre, maggiore o minore a seconda delle dimensioni aziendali, ma comunque ingente. Forse mai come ora le nostre aziende camminano su un filo sottile e i costi energetici costituiscono una zavorra insostenibile.”

“Anche il lanificio tipico pratese che non ha lavorazioni al proprio interno non può non riconoscere l’enormità di quello che sta succedendo – aggiunge Francesco Marini, membro del Consiglio di presidenza di Confindustria Toscana Nord -. Nello stesso tempo, il lanificio privo di lavorazioni si scontra anche con altri costi in crescita, dai materiali ai trasporti. Siamo in una situazione ben diversa da quella, pressoché continuativa a Prato, in cui i terzisti chiedono ai lanifici di farsi carico di oneri aggiuntivi: ora, con questo quadro, sarebbe impossibile, oggettivamente insostenibile. Ci stiamo organizzando per far presente questa situazione alla clientela, coinvolgendo anche soggetti nazionali. Ci aspettiamo ascolto e consapevolezza.”

“Anche la produzione di filati non sfugge a queste dinamiche – conclude Roberta Pecci, coordinatrice del gruppo Produttori di filati della sezione Sistema moda di Confindustria Toscana Nord -. Il nostro comparto sta dando qualche segnale di ripresa, favorito dalle tendenze moda e dall’intenso lavoro che facciamo per intercettare i mercati più vivaci e ricettivi: ma vedere incrementi forti della bolletta energetica è un problema serio anche per noi, come impatto diretto e come effetti sulle nostre lavorazioni. Già stiamo lottando con i costi e la disponibilità di materie prime, dal cashmere al mohair, dalla lana a fibre diverse da quelle naturali, e con tanti altri problemi come il ricambio generazionale delle maestranze: anche un comparto come il nostro fatica a sostenere un quadro del genere.”

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